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Pop Art all’italiana

12 aprile 2024 | cristina
Pop Art all’italiana

A #PDESocialClub ospitiamo Roberto Floreani, curatore di Pop Beat Italia 1960 – 1979, la bella mostra vicentina il cui catalogo è edito da Silvana Editoriale.

Giovedì 18 aprile alle 18.00, #PDESocialClub vi porta alla scoperta di un capitolo entusiasmante della storia dell’arte della letteratura italiane di metà ‘900. Presentiamo infatti Pop Beat Italia 1960 – 1979, catalogo edito da Silvana Editoriale della bella mostra in corso presso la Basilica Palladiana di Vicenza fino al 30 giugno. Curatore di mostra e catalogo è Roberto Floreani, storico delle avanguardie, autore di un bel libro su Boccioni edito da Electa nel 2017, nonché apprezzato astrattista in proprio.

I cinque futuristi di Mario Schifano e la signorina in cloche molto proustiana di Giosetta Fioroni, i metafisici teatri di oggetti assemblati da Lucio Del Pezzo e le silouhettes in legno grezzo di Mario Ceroli, le grate e griglie e gabbie di Alik Cavaliere e i fumetti dinamitati di Valerio Adami, gli equivoci segnali stradali di Tino Stefanoni e gli scampoli e tappezzerie assai narrative di Cesare Tacchi. La varietà e individualità della Pop Art all’italiana sono il segno che si porta a casa il visitatore della bella mostra e che colpisce il lettore dell’imperdibile catalogo, che oltre alle riproduzione delle opere esposte accoglie tre saggi di estremo interesse, a partire da Liberi di sognare in cui Floreani medesimo ci guida nelle sale della mostra e nelle diverse fasi e collettivi del movimento, dai precursori Fontana, Baj, Rotella, Titina Maselli, ai grandi protagonisti: oltre a quelli già citati, Tano Festa e Franco Angeli, in pratica, il gruppo romano di Piazza del Popolo; Baruchello e Gino Marotta, i milanesi fino a Emilio Tadini o Umberto Mariani e i torinesi capitanati da Ugo Nespolo e Aldo Mondino.

Di ognuno degli artisti, come di ogni singolo gruppo, Floreani tratteggia un rapido, sintetico, ma esaustivo profilo, ma la novità è l’attenzione tributata all’Antigruppo, collettivo artistico letterario siciliano, animato dall’incendiario Nat Scammacca, nato a Brooklyn ma trasferitosi ancora ventiquattrenne, nel 1948, nell’isola da cui erano partiti i suoi genitori. Scammacca animerà il collettivo unendo in una inedita miscela una combattiva attitudine marxista con la vocazione sperimentale della Beat Generation e cercando di porsi in polemica alternativa all’avanguardia a suo parere addomesticata del Gruppo ’63, che proprio a Palermo aveva celebrato la propria nascita.

Il côté letterario, più propriamente Beat, viene ulteriormente indagato da un esperto quale Alessandro Manca, che all’esperienza siciliana affianca le più note, ma si fa per dire, esperienze torinesi, romane e milanesi, centrando la propria investigazione sulle figure di Aldo Piromalli, Gianni Milano, Andrea D’Anna, che affideranno per lo più a piccolissime case editrici, quando non all’autopubblicazione, le proprie opere, vissute quindi in forma di ciclostili a punto metallico, tirati in pochissime copie e perlopiù irrimediabilmente dispersi negli anni. Se memoria di quelle esperienze è arrivata fino a noi, è soprattutto grazie all’attenzione che per un certo periodo tributò loro Fernanda Pivano, arrivando fino alla pubblicazione presso Feltrinelli (librerie però, non l’editore) de Il paradiso delle Urì, romanzo psichedelico di Andrea D’Anna. Nonostante i riconoscimenti tributati da Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti, il Beat italiano, nato nell’underground, è tendenzialmente rimasto nell’underground fino a questa lodevole mostra.

L’ultimo saggio del volume è firmato dal critico d’arte Gaspare Luigi Marcone e raccoglie “appunti sulla situazione artistica italiana negli anni cinquanta del Novecento”, inserendo la vicenda della Pop Art nel più ampio scenario della società italiana di quegli anni, ancora memore della guerra, appena uscita dalla Ricostruzione e da poco entrata in quella fase della suta storia che tutti conosciamo come il Boom Economico. Beat e Pop avviano quella fase di attenzione critica e di contestazione politico esistenziale che porterà in ultima istanza all’esplosione del ’68 italiano. In questo mostrandosi ben più radicali dei loro colleghi d’oltreoceano, impegnati, i Beat, nella esplorazione di dimensioni quasi esclusivamente intime, esistenziali, psichedeliche, e i Pop nella celebrazione entusiastica dei beni di consumo e della modernità mediatica.

Parleremo di tutto questo proprio con il curatore di Pop Beat Italia 1960 – 1979, Roberto Floreani, in dialogo con Paolo Soraci, in streaming sulla pagina Facebook di PDE, di Silvana Editoriale e delle tante librerie indipendenti che condivideranno l’evento. L’incontro si potrà seguire anche dal nostro sito, sul nostro canale YouTube e su LinkedIn.