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Salerno Editrice, cinquant’anni di Officina della cultura

20 giugno 2022 | cristina
Salerno Editrice, cinquant’anni di Officina della cultura

La casa editrice romana doppia il mezzo secolo di attività. Intervista a Annamaria Malato

Da cinquant’anni un’officina di cultura. Questo lo slogan che Salerno Editrice ha scelto per marcare l’importante anniversario di mezzo secolo di attività editoriale. Fondata da Enrico Malato, filologo, storico della letteratura italiana e importantissimo dantista, che continua a esserne presidente, la casa editrice è guidata dal 2000 dalla figlia Annamaria, amministratore delegato. A lei chiediamo di definire questi cinquant’anni di attività all’insegna della cultura e della ricerca.

Più che uno slogan, direi che “Un’officina di cultura” è una sorta di identità per la mia azienda. Perché quando nel 1972 mio padre, giovane studioso, decise di investire i suoi risparmi in questo progetto, non aveva in mente un piccolo marchio editoriale dove pubblicare libri di nicchia, quanto piuttosto una sorta di laboratorio, di pensatoio, in cui progetti che hanno a volte una gestazione – di studio, di ricerca – e un successivo sviluppo editoriale di respiro decennale, ventennale, persino trentennale, potessero trovare la loro casa. Una cosa decisamente non frequente nel panorama editoriale italiano. E infatti, la prima collana della casa editrice è quella dei “Novellieri italiani”, che raccoglie tutte le novelle e i racconti della nostra letteratura dal ‘300 a oggi. Sembrava un’impresa impensabile e invece, cinquant’anni dopo, questa collana è ancora attiva, con decine di titoli pubblicati e altri sempre in arrivo: basti pensare che negli ultimi anni sono uscite cose fondamentali come Lo cunto de li cunti di Giovan Battista Basile, che è il fondamento della favola moderna.

Da questo, l’orizzonte si è poi allargato a tutta la parte della critica letteraria e dell’edizioni dei testi. È dunque nata la collana “Testi e documenti”, seguita da “Documenti di poesia”, i classici della letteratura italiana usciti nei “Diamanti” e poi, appunto, le grandi opere miscellanee: “Lo Spazio Letterario di Roma Antica”, “Lo Spazio Letterario del Medioevo”, “Lo Spazio Letterario della Grecia Antica”, e naturalmente la grande “Letteratura italiana” in quindici volumi, diretta proprio da mio padre. Ultima in ordine di tempo, la monumentale “Storia d’Europa e del Mediterraneo”, diretta da Alessandro Barbero.

Vorrei sottolineare che in tutte queste opere c’è prima un grande lavoro di regia, nell’individuare e affidare agli studiosi più autorevoli ed esperti i singoli capitoli dei volumi, ma poi anche un’immensa cura editoriale volta a restituire omogeneità ai singoli capitoli rispetto al disegno complessivo, favorendo così la fruibilità per i lettori.

Apice di questa concezione del lavoro editoriale di ampio respiro sono le grandi edizioni nazionali. Quella di Machiavelli che si concluderà quest’anno, con la pubblicazione del volume delle Lettere o come l’Aretino, vicina al suo compimento. 

Da sinistra, Annamaria ed Enrico Malato

Direi che un posto a parte spetta alla figura di Dante Alighieri, di cui appunto Enrico Malato è grande studioso in prima persona. E che luogo ha Dante all’interno del catalogo Salerno?

Dante è stato il grande amore della vita di mio padre, e quindi anche dei suoi studi e per questo, in qualche modo, il focus dell’azienda. Ci sono infinite pubblicazioni e collane a lui dedicate, poi la rivista “Studi Danteschi”, vero punto di riferimento degli studiosi, ma qui voglio solo ricordare soprattutto i due progetti più significativi: la “Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante”, pensata poiché, a distanza di cento anni dall’«Edizione del Centenario» de “Le Opere di Dante” di Barbi, sono sembrati maturi i tempi per un decisivo passo avanti, un nuovo testo di tutte le opere e un commento di grande respiro affidato ai massimi studiosi, in grado di cogliere tutte le valenze comunicative di un messaggio estremamente complesso. E poi il “Censimento e Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi” cioè la catalogazione e la successiva pubblicazione di tutte le edizioni della Commedia dal Trecento a oggi. Il grande monumento cartaceo a Dante, che comprende anche commenti figurati, i grandi codici miniati e tutte le edizioni a stampa.

Ecco allora che prende forma quel termine officina di cui parlavamo prima, cioè davvero il valore quasi artigianale del fare attività editoriale, verrebbe da dire in un mondo sempre più segnato dalla finanziarizzazione.

Assolutamente sì. Io credo che quello che accomuna in qualche modo il lavoro artigianale e il lavoro editoriale sia una grande passione. Fare l’editore è, prima ancora che una professione, una passione. E questa vocazione è fortemente accentuata nella mia casa editrice, anche da tutti i nostri collaboratori, che per lo più sono con noi da diversi decenni e fortemente incarnano i valori della Salerno. 

Intanto la proposta di Salerno Editore si è allargata a nuovi ambiti come quello della storia, che è andato acquisendo negli ultimi anni sempre maggior peso e maggior visibilità sui banchi delle librerie. E dalla storia lo sguardo si esteso alla storia dell’oggi, a una lettura rigorosa e documentata dei problemi dell’attualità, con numerose nuove collane.

Attualmente “Profili”, diretta da Andrea Giardina, è la nostra collana forse più fortemente identitaria in libreria: si tratta di grandi biografie storiche che comprendono personaggi che vanno dalla classicità ai giorni nostri, 104 titoli dall’Ulisse di Paul Faure, con cui si è inaugurata nel 1985, al Filippo II di Macedonia di Giuseppe Squillace uscito poche settimane orsono, passando per Teodora e Lincoln, Caterina di Russia e il Napoleone di Luigi Mascilli Migliorini, insignito del Grand Prix della Fondation Napoléon. A “Profili”, che ha tutte le caratteristiche tipiche della collana ammiraglia, si sono affiancati nel 2011 gli “Aculei”, diretti da Alessandro Barbero, una collana più corsara, che affronta con testi più veloci questioni storiche controverse e tuttora dibattute, un modo di vivere e discutere la storia dei secoli passati come storia contemporanea. Anche lì, esemplare fu il testo di esordio: Cristiani perseguitati e persecutori, un titolo che si spiega da solo, firmato da Franco Cardini, ed esemplare è l’ultimo uscito, Excalibur, di Franco Marzella che ci porta nel dibattito attorno alla leggenda della spada nella roccia tra mito e storia. Infine “Mosaici”, diretta da Luigi Mascilli Migliorini, una collana che, pur nel rigore dei suoi contenuti ha una vocazione più narrativa.

La sede di Salerno Editrice a Roma

Intanto avete festeggiato i cinquant’anni di attività, un giro di boa decisamente importante. 

Abbiamo festeggiato con autori e amici in maggio, con un evento a Roma, e in quell’occasione abbiamo pubblicato un volume che racconta ciò che abbiamo fatto e siamo diventati in questi cinquant’anni. Oltre al catalogo storico, il volume ospita un momento di riflessione del fondatore e ispiratore, Enrico Malato, un contributo del nuovo direttore editoriale, Andrea Mazzucchi, figura che non potrebbe essere più in continuità con la nostra identità, e alcune mie considerazioni. Infine, in appendice, qualche piccolo omaggio arrivato da studiosi amici della casa editrice. 

Abbiamo naturalmente dovuto e voluto comunicare il raggiungimento di questo traguardo importante ai nostri lettori con un’attività straordinaria sia in termini di ufficio stampa, che di azioni sui social network, che lavorando per una visibilità forte sulle librerie di diverse città, con particolare attenzione alla produzione di storia. 

Ecco, e facendo una domanda direttamente ad Annamaria Malato, entrare in questa officina, affiancare e accompagnare l’attività paterna, cosa ha significato e cosa significa ogni giorno?

È indubbiamente una grande responsabilità. Prima di tutto per quella che è stata in qualche modo l’ispirazione di questa azienda, una sorta di etica culturale che mette al centro veramente quello che è necessario pubblicare per salvaguardare e tramandare la nostra cultura. È un lascito importante, dicevo, ma sono confortata nel sapere che la strada è stata tracciata. In altre parole crediamo sia più facile guardare avanti, al futuro, quando si sale sulle spalle dei giganti.

Potete ascoltare una versione audio della nostra intervista nel settimo episodio del nostro podcast magazine Indie – Libri per lettori indipendenti.