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Mario Tchou, l’uomo che immaginava il futuro

28 ottobre 2021 | cristina
Mario Tchou, l’uomo che immaginava il futuro

Storia e misteri italiani, ma anche fumetti e narrazione per immagini: a #PDESocialClub parliamo con Ciaj Rocchi e Matteo Demonte di La macchina zero

Siamo nell’Italia negli anni ’50, un paese all’avanguardia nella ricerca e nell’industria informatica. Merito di un industriale antifascista e illuminato come Adriano Olivetti, che non aveva aspettato che il mondo passasse oltre le macchine da scrivere e le calcolatrici di cui era il più importante produttore mondiale. Olivetti aveva già immaginato il mondo a venire, anticipando i tempi e buttandosi con investimenti poderosi e grande forza di proiezione nella progettazione di computer, all’epoca enormi macchine di calcolo che occupavano gigantesche superfici. 

Al suo fianco una intera generazione di matematici, ingegneri e informatici, ma anche architetti e designer, con a capo Mario Tchou, un geniale ingegnere figlio di un diplomatico della Repubblica cinese in Italia e presso la Santa Sede, fermatosi nel nostro paese nel mezzo delle convulsioni della storia mondiale. Dopo avere progettato e realizzato macchine sempre più avanzate, Tchou e Olivetti iniziarono a pensare come ridurre le dimensioni e semplificare le interfaccia per far sì che il computer entrasse nella vita delle persone e non solo di grandi aziende e grandi istituzioni. Stava per nascere il personal computer. 

Olivetti muore di emorragia cerebrale nel 1960. E il 9 novembre 1961 muore, in un incidente stradale sulla strada che da Milano lo porta a Ivrea, lo stesso Mario Tchou. Di lì a poco si scoprirà che l’azienda e i suoi vertici erano sotto costante controllo da parte della CIA, preoccupata che tecnologie economicamente e militarmente strategiche come l’informatica si sviluppassero fuori dagli Stati Uniti. Motivo per cui a lungo, e tutt’oggi, si è sospettato che quell’incidente stradale potesse essere un vero e proprio assassinio.

Ma bando alle dietrologie. La storia di Tchou viene raccontata da Ciaj Rocchi e Matteo Demonte, in La macchina zero, graphic novel appena uscita per Solferino che presenteremo giovedì 4 novembre alle 18.00 su #PDESocialClub, in diretta streaming sulla pagina Facebook di PDE e di Solferino, oltre che delle tante librerie indipendenti che condivideranno l’evento. L’incontro si potrà seguire anche sulla homepage del nostro sito e sul nostro canale YouTube, oltre a diventare un podcast per INDIE – Libri per lettori indipendenti, distribuito su Spotify, Spreaker e tutte le maggiori piattaforme distributive di podcast.

Parleremo dunque di storia e misteri italiani, ma anche di fumetti, di narrare storie per immagini e parole con Rocchi e Demonte. Se qualcuno di voi si diletta di storia italiana o ha letto il bellissimo romanzo di Bruno Arpaia Il fantasma dei fatti, saprà di che si parla. E non per niente a Bruno Arpaia abbiamo chiesto di dialogare con i due autori a #PDESocialClub.

Con grande capacità narrativa e indiscutibile acribia documentale, Rocchi e Demonte inseriscono questo gran lavoro di ricostruzione in tavole a dir poco sontuose, in cui le cornici svaniscono o si intersecano in un gioco di rimando tra immagini di insieme e dettagli, sintesi narrative e minuzie esplicative, realismo e visionarietà.

Di pagina in pagina scorre la storia della famiglia Tchou, dell’Italia fascista, della vicenda delle persone cinesi d’Italia (una delle più antiche e importanti comunità di migranti nel nostro Paese). E ancora, la guerra e la ricostruzione fino all’avvio del Boom e insieme la storia della ricerca scientifica, lo sviluppo della ricerca e dell’industria nel caso specifico della Olivetti, i rapporti di potere, le amicizie, i sodalizi scientifici e la vita famigliare di Mario. Sono 180 pagine, solo, semplicemente 180 pagine. Ma che capacità visionaria in questo fumetto, che capacità di scrittura, che capacità di narrazione. 

Non vi resta che venire a vedere con i vostri occhi. Ci vediamo giovedì su #PDESocialClub!