Indietro

E inaspettata, la passione!

17 settembre 2021 | cristina
E inaspettata, la passione!

È arrivato anche in Italia il pluripremiato libro di Sara Mesa, Un amore, pubblicato da La Nuova Frontiera. Incontriamo l’autrice in streaming giovedì 23 settembre


L’estate è passata, si accingono a passare anche i festival settembrini e noi si ricomincia a programmare interviste agli autori per #PDESocialClub. La stagione si inaugura al meglio giovedì 23 settembre alle 18.00 con la sorprendente Sara Mesa e il suo Un amore, edito da La nuova frontiera. L’intervistatore sarà lo stesso editore italiano di Sara, Lorenzo Ribaldi. L’incontro si potrà seguire sulle pagine Facebook di La nuova frontiera e PDE e delle tante librerie che aderiscono a #PDESocialClub, ma anche sulla homepage del nostro sito e sul nostro canale YouTube. Intanto, ve lo racconta per noi Giulia Passarini.

Cliccate sul banner il link all’evento

________________________________________________________________________

di Giulia Passarini

È arrivato anche in Italia il pluripremiato libro di Sara Mesa, Un amore, pubblicato da La Nuova Frontiera e tradotto dallo spagnolo da Elisa Tramontin.

Ho letto questo libro ormai diversi mesi fa, quando era ancora soltanto una prima bozza in pdf.

Era aprile: i tempi della promozione sono lunghi e a quell’altezza non avevamo ancora iniziato a lavorarci: non ne avevamo neanche mai parlato – se non pochissime volte per accenni -, non avevo visto una scheda, non conoscevo l’autrice, non ne sapevo nulla di nulla; per una volta, mi sono detta, posso leggerlo proprio così, senza far prima alcuna ricerca. 

È andata che me lo sono letto in un giorno e mi è piaciuto tantissimo.

Un amore è la storia di Nat, traduttrice, che decide di lasciare la città per un piccolo paesino isolato, La Escapa: una comunità con dinamiche interne proprie, come succede spesso nei piccoli centri, in cui Nat rappresenta l’esterno che irrompe, l’ingresso di un corpo estraneo – ed è un corpo femminile -, l’elemento di rottura di equilibri consolidati in un sistema chiuso. 

I temi affrontati da Sara Mesa in questo romanzo sono molti e complessi, affidati però a una narrazione asciutta, breve, quel tipo di narrazione che caratterizza i racconti più riusciti: mirare dritti al punto e poi affondare. E dire che io non sono in genere un’amante delle scritture asciutte, ma lei è veramente bravissima in questo: mai una parola di troppo, diretta all’essenziale, un romanzo breve, un mondo sommerso che le parole suggeriscono solo quel tanto che basta per passare la palla al lettore. 

Sara Mesa. Foto di Sonia Fraga

In questo senso, il tipo di scrittura e il rapporto con il linguaggio diventano un asse portante, a partire dal lavoro di Nat, la traduzione, fino ad arrivare al modo in cui Mesa ci porge una storia che più di ogni altra cosa testimonia quanto la comunicazione verbale possa spesso trarci in inganno rispetto a quella non verbale, non mediata, non meditata, un linguaggio delle azioni e del corpo che rivendica l’essenza di ciò che siamo, nel bene e nel male, quando ci allontaniamo per un attimo dal tranello delle parole.

Lo stesso tema del rapporto di forza e di potere uomo-donna è trattato in modo non convenzionale: non c’è nessun cliché in questo libro, né il tentativo di ribaltarne alcuno. C’è semmai la capacità di porre il lettore in una posizione scomoda, di dubbio, che lascia con molte più domande di quante se ne avessero all’inizio. Sui personaggi, certo. Un po’ anche su sé stessi.

Se c’è una cosa che sento spesso dire in relazione ai libri, è che è il singolo lettore a fare il libro: nessuna lettura è mai uguale a un’altra. Trovo sia una cosa molto vera, ma mi verrebbe da dire anche che spesso tante letture quantomeno si somigliano. Ecco, la cosa sorprendente in questo libro è che nella sua asciuttezza è capace di dialogare con i lettori più diversi suscitando, stuzzicando, andando ad agire sull’individualità di chi legge in un modo tale che la ricezione tenderà a dissomigliarsi tanto quanto siamo diversi tutti noi che lo leggiamo.

In un recente incontro, l’autrice raccontava di non essere abituata a scrivere per tesi, ed è verissimo: questo romanzo è proprio l’antitesi del romanzo a tesi. È uno scorcio di realtà che ci si para davanti, nel quale ci sentiamo chiamati in causa e, più o meno coscientemente, prendiamo posizione. Solo che, ne sono abbastanza convinta, non sarà per tutti la stessa posizione.

Ed è per questo che vorrei che lo leggessero in tanti: perché è un libro in cui ognuno di noi può quasi ribaltare il significato più profondo, a seconda del proprio vissuto, della propria individualità, delle proprie esperienze, pregiudizi, valori. È un libro dove la collaborazione del lettore è necessaria e per il quale, dopo, sarà difficile non cercare un confronto. Quanto saranno simili le nostre letture? Quanto, invece, opposte o lontane?

Si intitola Un amore: quel sentimento che siamo abituati a pensare in maniera romantica mentre qui ci troviamo davanti a un territorio talvolta oscuro, e non possiamo fare a meno di chiederci che cosa sia; o anche, in fondo, se non sia proprio esattamente questo: un amore.

L’illustrazione di copertina è di Elisa Talentino