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La sconfitta

Pierre Minet

Copertina

di Luca Bonifacio

In questo libro “ci sono pagine […] sull’esaltazione e l’euforia della libertà che vanno nelle ossa, e che mi hanno veramente portato a vergognarmi della vita che facciamo tutti”. A dirlo è stato nientemeno che Bobi Bazlen, consulente, critico e traduttore che sicuramente non ha bisogno di presentazioni. Il libro a cui si riferiva, però, non solo non aveva mai raggiunto il lido della traduzione italiana, ma aveva vissuto per tutta la sua esistenza nelle oscure ombre editoriali: almeno fino a oggi.

Stiamo infatti parlando de La sconfitta, il testo autobiografico di Pierre Minet appena pubblicato da Neri Pozza.

Ci dirà poco il nome di Pierre Minet: legato al virtuoso circolo della rivista letteraria Le Grand Jeu, amico di Roger-Gilbert Lecomte, ma soprattutto poeta, scrittore, drammaturgo, giornalista che nel 1947 diede alle stampe La sconfitta, aggiungendovi il sottotitolo ‘’Confessioni’’.

Quello che Minet ci racconta in queste confessioni non riguarda però il secondo dopoguerra, semmai il primo: ovvero gli irrequieti, ruggenti, parigini anni Venti. Siamo negli anni in cui basta andare in un Café sul Boulevard Montparnasse o nel Quartier Latin per incontrare gente come Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Gertrude Stein.

Il giovane Pierre lascia allora Reims per vivere l’avventura bohémienne al centro dell’universo, fuori e per strada. Spirito da flâneur, Minet si aggira in quella Parigi tutta festa ed ebbrezza alcolica, artistica, poetica. È soprattutto un vagabondo che passa le sue giornate in cerca di niente. Ed è da quel niente che ne fa un testo autobiografico, una confessione che parla a chiunque abbia passeggiato, da giovane, per le strade del mondo (“voi mi avete dato il fango, io vi ho fatto dell’oro”, dirà chi quelle strade le ha conosciute forse meglio di tutti).

È passato un secolo, eppure a leggere la confessione di Minet sembra non sia cambiato nulla, non solo di quel mondo, ma di quello che si prova nel camminare in una qualsiasi città con una sola, unica, sovrana accompagnatrice: la sofferta e incorruttibile insofferenza.

C’è un’altra faccia allora di quell’avventura artistica da raccontare, ci sono sei mesi in cui Minet si è perso fra la gente e il parigino mondo di sera, e da cui poi ne è scaturito qualcos’altro da sé – lo stesso destino che non mancò di incontrare anche la vita di chi rispondeva al nome di Sigmund Freud –.

C’è un po’ di riverbero joyciano in quello stile avanguardista che traduce l’ambiente circostante, in quello spirito che convinse Sylvia Beach a pubblicare negli stessi anni un capolavoro che però, rispetto a La sconfitta, conosciamo tutti.

Da rimbaldiano di ferro qual è, da portatore del verbo icariano alla ricerca dell’infinito poetico, di Minet rimangono scrittura, vita e sensibilità rare riportate ne La sconfitta: qualcosa che sa di controcorrente, come quella lunga citazione che si può trovare in un vicolo che conduce alla chiesa di Saint-Sulpice, scritta al contrario per riprodurre, come si dice da quelle parti, la direzione del vento quella sera.

E forse questo ci fa capire che la sua sconfitta è meno individuale di quanto si possa pensare.

La sconfitta

Pierre Minet
NERI POZZA
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Genere:
Listino:
€ 18.00
Collana:
Data Uscita:
07/04/2023
Pagine:
0
Lingua:
EAN:
9788854524866