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Dominicana

Angie Cruz

C’è qualcuno capace di sottrarsi al Sogno Americano nella faticosa isola di Santo Domingo alla metà degli anni Sessanta? C’è qualcuno che non farebbe carte false per approdare dall’altra parte del Mar dei Caraibi e diventare cittadino della Grande Mela? Almeno una ci sarebbe, si chiama Ana, ha quindici anni, sta benissimo a casa sua ed è la protagonista dell’apprezzatissimo Dominicana (Solferino), di Angie Cruz.

Peccato che la madre di Ana non la pensi come lei. E peccato che Juan Ruiz, dominicano di New York, il doppio dei suoi anni, abbia messo gli occhi su di lei. Detto fatto, procurato un passaporto che la promuove a diciannovenne, la fresca signora Ruiz viene caricata su un volo di linea e trasferita con tutta la sua ribelle tristezza al sesto piano di un condominio di Washington Heights, nord Manhattan. Come spiegare la solitudine, lo squallore, l’umiliazione che segnano la vita di Ana, prigioniera di un matrimonio non voluto e della cupa violenza di Juan?

Sarà il cognato César ha portare un po’ di luce nella vita di Ana, a farle scoprire una New York che potrebbe amare, si tratti della sabbia di Coney Island, del felice frastuono della Audubon Ballroom, della felice prospettiva di trasformare in reddito la sua abilità ai fornelli (i suoi irresistibili pastelitos…), i primi passi con quella ostica lingua che è l’inglese. E a ogni passo verso una possibile felicità porta con sé scelte drammatiche e rischi. Ma Ana è decisa a conquistare la sua libertà e il suo pezzo di sogno americano. Costi quel costi.