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Il quinto quarto che scappa via, anche dalle definizioni

21 marzo 2023 | cristina
Il quinto quarto che scappa via, anche dalle definizioni

La nostra intervista a Maura Romeo e Marco Ghezzi di Quinto Quarto.

Abbracciare la complessità, nessun argomento escluso: è questa la caratteristica che lega tutte le pubblicazioni di Quinto Quarto Edizioni, casa editrice di Faenza fondata da Maura Romeo e Marco Ghezzi che pubblica libri illustrati per tutte le età e gli interessi.

E non si tratta di un modo di dire, perché l’intento della casa editrice è proprio quello di scardinare i pregiudizi che vedono gli albi illustrati esclusivamente come pubblicazioni per l’infanzia.

I volumi di Quinto Quarto – guide, manuali, saggi per immagini – spiccano per un’evidente attenzione verso la piacevolezza estetica dell’oggetto-libro, ma colpiscono anche per il modo in cui affrontano diversi argomenti della contemporaneità, moltiplicando gli sguardi e le idee. E questo si può fare, perché no, anche divertendo e divertendosi, a ogni età.

Una bella avventura, quella di Quinto Quarto, che da oggi continuerà insieme a PDE. Ne abbiamo parlato proprio con i fondatori, Maura Romeo e Marco Ghezzi.

Partiamo con una domanda forse non troppo originale, ma d’obbligo. Perché proprio “quinto quarto”, perché avete scelto questo nome? Come è iniziata questa avventura?

Marco Ghezzi: Il quinto quarto è un termine che deriva dalla cucina, usato per indicare quella parte degli animali che non faceva parte di nessun quarto ed era considerato scarto. In realtà si è scoperto, o meglio riscoperto perché i nostri antenati lo sapevano già, che il quinto quarto è la parte più buona, interessante. Quinto quarto è un po’ questo, è il tentativo di superare il concetto di “un quarto davanti e un quarto dietro”. È il quarto del libro che si chiude, il quarto della pagina che si piega. Il quinto quarto è quello che esce da questa piegatura. Noi abbiamo messo insieme queste due suggestioni, una culinaria e una puramente editoriale, grafica: quando pieghi le pagine in quattro, quell’afflato che esce dalle pagine è il quinto che scappa via. Ecco, noi siamo quel quinto che scappa via, anche dalle definizioni. Facciamo illustrati 1-100, è un modo di dire che per certi aspetti non ha nessun senso, ma è esattamente quello che facciamo.

Maura Romeo e Marco Ghezzi

E allora, parliamo proprio del progetto editoriale: come scegliere cosa pubblicare? Visto che parliamo di illustrati, qual è il disegno d’insieme – l’idea – che viene fuori una volta uniti i puntini?

Maura Romeo: Come scegliamo i libri si ricollega a come è nata la casa editrice. È nata, di fatto, intorno al tavolo della nostra cucina, dove ci piace invitare tanti amici. In un certo senso, rimanda al concetto di cucina editoriale, legata appunto al “quinto quarto”. Dato che lavoriamo in editoria, durante questi incontri ci capitava sempre più spesso di parlare dei libri che avremmo voluto pubblicare su un determinato argomento, con una determinata persona. E nel 2018 ci siamo detti: perché no? Prendiamo tutte queste cose che ci entusiasmano e trasformiamole in libri, che poi è la cosa che ci piace più fare e che sappiamo fare. Il progetto era proprio quello di pubblicare ciò che ci piaceva: un contenitore, editore di varia, legato dai nostri interessi personali.

Il piano editoriale aveva spesso a che fare con quello che avveniva nelle nostre vite. Per esempio, l’arrivo di nostro figlio ha determinato l’uscita in catalogo di Il diario della mia gravidanza e Benvenut* nei primi anni della tua vita. Però, appunto, man mano che sceglievano questi libri, si è delineato un disegno, è emerso un filo che univa questi libri, che forse non era del tutto esplicito all’inizio e che adesso invece è molto chiaro. Abbiamo una chiara vocazione all’illustrato, quindi la cifra narrativa principale che abbiamo scelto è quella dell’illustrazione, della grafica. Attraverso questo strumento narrativo, i nostri libri toccano degli argomenti insoliti da un’angolazione insolita, con un particolare interesse – ma più che interesse è una necessità – a quelli che sono i temi della inclusività.

Come lavorate su ogni libro? Intendiamo anche a livello tecnico, lato grafico e cartotecnico, e come comunicate all’esterno quello che fate. Anche perché avete titoli che affrontano tematiche molto attuali e urgenti: il primo che viene in mente è Extra Bold, guida femminista, inclusiva, antirazzista, non binaria per graphic designer.

M.G.: Ogni libro ha una sua storia. Nasce da un incontro e da diverse professionalità e interessi, e in qualche modo, il suo svolgimento ha una storia differente. Penso a uno dei primi libri che abbiamo pubblicato, Tempi di recupero di Carlo Catani, che tratta appunto di cultura del riciclo e per realizzarlo abbiamo utilizzato materiali di recupero: carte che derivavano dagli scarti delle olive o delle nocciole. Oppure Sake di Marco Massarotto, costruito utilizzando la carta di riso. Queste sono necessità che si sono affrontate di volta in volta, per ogni singolo progetto. Progetti più recenti ci hanno portato a incuriosirci del mondo delle galline a lavorare con un’illustratrice e con un sito che si occupa di queste cose, costruendo un ulteriore percorso che è, prima di tutto, un percorso di incontro, che poi diventa un percorso di confronto, per poi acquisire la forma del libro.

Dunque, non c’è un modus operandi unico. Siamo una casa editrice, abbiamo una struttura, seppur piccola, che è fatta da noi e da un editor che si occupa del confronto con gli autori. Gli autori però sono una delle voci forse più importanti. Cerchiamo di intercettarli quando il libro è un’idea e, a quel punto, lavorare sul libro significa lavorare insieme. Siamo un editore di varia che al concetto di collana crede un po’ poco, ma crede al concetto di libro. Rispetto a titoli internazionali come Extra Bold, anche in questo caso si tratta di un incontro: abbiamo conosciuto gli editori americani del libro e l’autrice prima ancora di trovare il libro, che era già in fieri. E ci è sembrato perfetto per questi tempi perché è una voce, mi viene da dire, dispari, che non puoi dividere. Ecco, quella è la nostra voce dispari.

M.R.: L’aspetto cartotecnico ha una parte fondamentale nella creazione dei nostri libri. Purtroppo in questo periodo l’aumento dei costi della carta ha avuto un impatto su questo aspetto. Sarebbe assolutamente impensabile realizzare un libro come Tempi di recupero oggi. Però, comunque, continuiamo a divertirci. La scelta della cartotecnica è una parte molto divertente. Per esempio Il libro del dildo ha una copertina gommata come se fosse di silicone e il titolo non si legge se non con dei giochi di luce, ma si può toccare, perché le lettere sono in rilievo. Per il lancio stampa l’abbiamo messo sottovuoto in carta in una confezione argentata di alluminio. Questo fa parte anche delle modalità con cui si comunicano i libri. La cartotecnica è un modo ulteriore di raccontare una narrazione diversa del contenuto del libro.

Quali sono i libri che vi sentite di consigliare a chi si avvicina a Quinto Quarto? Su quali puntate o punterete nei prossimi mesi?

M.R.: Avendo in catalogo solo 30 titoli possiamo consigliarli tutti! È facile avvicinarsi a Quinto Quarto. I nostri libri sono quasi tutti dei fuori collana. Abbiamo un albo costruito come un capitolato di cantiere, su come si costruisce un palazzo.

M.G.: Abbiamo anche dei libri di cucina che però affrontiamo a modo nostro, cioè sono in realtà dei graphic novel o dei comic book che parlano di cucina. Penso a Dumplings, Ramen e ai prossimi che usciranno. Qui il tema della cucina viene affrontato da un punto di vista diverso, obliquo. Abbiamo Il gallinario, che ha vinto il premio Andersen come miglior libro di divulgazione quando avevamo solo due anni di vita ed è stata una bella iniezione di fiducia. Inoltre, è appena uscito un libro che si chiama Ciclo di Natalie Byrne, che non ha niente a che vedere con le biciclette perché parla di mestruazioni e le chiama con il loro nome. Rappresenta il tentativo dire le cose come stanno, facendolo in maniera inclusiva, perché il ciclo è qualcosa che non appartiene soltanto alle donne. In questo libro lo raccontiamo in questo modo e, ovviamente, in maniera illustrata.

M.R.: Appunto il tema della inclusività emerge nella prima pagina come un manifesto in cui noi affermiamo che avere il ciclo non determina il genere di una persona. Sempre nei temi di inclusività, un altro libro molto importante per noi, di grandissimo formato, è Diritti umani, che vede il ritorno di Luis Demano, lo stesso illustratore di un altro nostro libro fortunato, Storia illustrata del rock, in cui appunto si racconta il passato, il presente e soprattutto le sfide future dei diritti umani.

In tema di cucina, visto che Dumplings e Ramen sono stati molto fortunati, continueremo su quella scia e andremo in Corea. A ottobre pubblicheremo Funerali preparati, un libro sulla filosofia della sepoltura, sempre illustrato. Ci stiamo confrontando in questi giorni su tantissimi progetti originali, tutti diversi tra loro e con una fascinazione molto forte. Noi facciamo sia libri in acquisizione che progetti originali, che sono i più faticosi, ma sono anche i più belli.

Infine, assolutamente necessario e doveroso perché oggi a parlare siamo noi, ma il nostro comitato editoriale è composto da Rachele Palmieri, che è la redazione in carne e ossa e è anche editor; Agnese Pagliarini, la nostra art director e Roberta De Marchis, la nostra ufficio stampa. Senza di loro Quinto Quarto non ci sarebbe.

Potete ascoltare l’audio della nostra intervista nell’episodio n°14 del nostro podcast magazine Indie – Libri per lettori indipendenti.