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Progettare il disordine. Idee per la città del XXI secolo

Richard Sennett, Pablo Sendra

Città e disordine, a nessuno verrebbe in mente di pensare che queste due parole possano star bene insieme, poiché l’esistenza della prima sarebbe continuamente messa in discussione dalla presenza della seconda. Eppure, sembrerebbe, che la città abbia bisogno di disordine, per trovare la sua ragione d’essere, un disordine tutto da progettare.

Un’idea visionaria quella del sociologo Richard Sennett, raccontata, insieme all’attivista e architetto Pablo Sendra, nel suo nuovo saggio Progettare il disordine. Idee per la città del XXI secolo, da poco pubblicato da Treccani Libri. Un libro che, in realtà, si può definire il grande seguito di Usi del disordine, un’opera rivoluzionaria scritta da Sennett cinquant’anni fa, in cui il sociologo sosteneva che l’ideale di una città pianificata e ordinata fosse imperfetto, producendo un ambiente urbano fragile e restrittivo.

Le città di oggi tendono a essere sempre di più uno spazio edificato chiuso, prive di quella forza che permette loro di diventare, nel tempo, un luogo, e ad abbandonare ciò che le caratterizza per far posto a edificati autosufficienti che non concedono spazio a forme di sperimentazione, esplorazione e interazione esterna. «Una città vitale e aperta – spiega il sociologo nell’introduzione del libro – non è frutto del caso. Vi sono luoghi in cui le attività improvvisate e l’interazione sociale non si concretizzano perché la rigidità dell’ambiente urbano non permette che questa improvvisazione abbia luogo, ed è necessario che il disordine venga progettato».

Sì, una città si può riorganizzare attraverso il disordine e diventare una città aperta alla contaminazione, alla comunicazione e al dialogo tra le sue diverse anime, e, allo stesso tempo, resiliente, capace quindi di resistere alla forza corrosiva del cambiamento. Una città dinamica, che rappresenti le persone e crei identità, ma anche una città flessibile, che abbracci la diversità, una città dove le culture hanno la possibilità di incontrarsi anche grazie a un diverso concetto di cittadinanza, più indirizzato verso l’inclusione che verso l’integrazione.

«Nella Politica, Aristotele scrisse che una città è composta da tipi diversi di uomini; le persone simili non possono dare vita a una città. – afferma Sennett in Costruire e abitare. Etica per la città, edito da Feltrinelli, ultimo saggio che chiude la trilogia dell’Homo Faber, e che ci regala un’altra grande riflessione sull’ambiente urbano – La città è un luogo complesso, il che significa che è colma di contraddizioni e di ambiguità. La complessità arricchisce l’esperienza, mentre l’essenzialità e la chiarezza la riducono. Ciò che si può guadagnare in chiarezza, tuttavia, lo si perde in libertà».

Cosa dovremmo quindi scegliere, oggi, tra l’essenzialità e la sicurezza di una città chiusa e la complessità e l’incertezza di una città aperta? Una città aperta ci porterebbe a farci convivere con le sue ambiguità e contraddizioni, ma quanti stimoli avremmo, in cambio, e, probabilmente, benefici?

«Una città – racconta Sennett in Progettare il disordine – è un solido fisico che contiene molti modi diversi di vivere. Nell’antico uso francese è sia una ville e sia una cité». Quanto la cité, o meglio il modo in cui abitiamo e facciamo esperienza dello spazio urbano, è profondamente influenzata dalla ville, ovvero dal modo in cui lo spazio urbano è costruito, e quanto, a sua volta, la ville condiziona poi la cité? Quale tipo di DNA urbano può permettere a un luogo di crescere e a noi di arricchirci, se non quello di una città aperta?

«Dopo aver letto Usi del disordine, l’architetto Pablo Sendra ha deciso di studiare quali interventi di progettazione urbana potessero favorire quelle forme di disordine che consentono di svolgere attività non pianificate – spiega Sennett nel saggio – e creare una configurazione urbana aperta, in grado di modificarsi in base all’agire delle persone. Questo libro propone esperimenti di progettazione urbana per i luoghi in cui non si creano attività e interazioni sociali spontanee. Non propone strategie di progettazione per luoghi dove l’informalità e la socialità sono già presenti, bensì esplora quelle “perturbazioni” del design urbano che sarebbero in grado di smantellare ambienti eccessivamente rigidi».

Progettare il disordine. Idee per la città del XXI secolo

Richard Sennett, Pablo Sendra
TRECCANI - IST. ENCICLOP. ITALIANA
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Genere:
Listino:
€ 21.00
Collana:
Data Uscita:
24/02/2022
Pagine:
0
Lingua:
EAN:
9788812009220