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La diga sull’oceano

Osvaldo Guerrieri

C’è stata un’epoca, invero lunga, in cui l’idea che questo pianeta fosse a nostra totale e indiscussa disposizione era senso comune. In cui parole come ecologia, ambientalismo, sostenibilità, semplicemente non esistevano. Tutti conosciamo il disastro del Lago Aral, praticamente prosciugato per alimentare una folle volontà di potenza. Follie sovietiche verrebbe da dire, ma c’è stato qualcuno ancora più folle. È una storia fantastica, quella di Herman Sörgel, l’architetto bavarese membro del Bauhaus, che negli anni tra le due guerre immaginò “Atlantropa”, il supercontinente che doveva nascere dall’unione di Europa e Africa, e Osvaldo Guerrieri la racconta benissimo in La diga sull’oceano (Neri Pozza). Sia chiaro, l’architetto bavarese non immaginava un’unione politica o economica, o meglio, quello sarebbe semmai venuto dopo. L’idea era proprio di prosciugare il Mediterraneo, mettere a coltivo l’enorme pianura che si sarebbe ricavata chiudendo con dighe a Gibilterra, sui Dardanelli e tra Sicilia e Tunisia, costellare il neocontinente di utopiche “Città del sole” e dar vita a una megapotenza euroafricana. Scienziati, filosofi, interi governi – con l’eccezione della Germania nazista, fieramente avversa -, grandi capitalisti si entusiasmarono a progetto di Sörgel, e per tutti gli anni Venti e Trenta sembrò davvero che si creassero le condizioni per tentare la titanica impresa. Neanche la gran tempesta del ’39 – ’45 riuscì a fermare Sörgel il sognatore. Ci penserà un pirata della strada nel 1952, a Monaco di Baviera, mentre Sörgel andava a tenere l’ennesima conferenza su Atlantropa.