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La chiocciola sul pendio

Arkadij e Boris Strugackij

I fratelli Strugackij hanno iniziato a scrivere La chiocciola sul pendio nel 1965. Cinquantaquattro anni fa, anche se in realtà potrebbe essere stato scritto ieri.

Questo perché la grande fantascienza, umanista e filosofica, ha il potere di guardare il presente e immaginare il futuro. E, ovviamente, ha il compito di metterci in guarda e farci riflettere.

Su che cosa? Su noi stessi, sulla natura umana, sulle strutture politiche e sociali, sui pericoli di un progresso che è spesso confuso con lo sfruttamento. Sull’Antropocene, in sostanza, che è poi l’epoca in cui viviamo.

E Arkadij e Boris Strugackij, autori di È difficile essere un dioPicnic sul ciglio della strada (dal quale Andrej Tarkovskij trasse il film Stalker) e La città condannata, sono certamente tra i più grandi esponenti di questo tipo di fantascienza.

Per questo è significativo che Carbonio Editore abbia deciso di pubblicare La chiocciola sul pendio in una nuova edizione integrale fino a oggi inedita, tradotta per la prima volta dall’originale russo e con una postfazione di Boris Strugackij.  In un certo senso, si tratta di capolavoro della letteratura sovietica “ritrovato”, perché finora era conosciuto in Italia solo attraverso una traduzione dall’inglese.

Al centro della storia ci sono due mondi contrapposti. La Foresta è una luogo misterioso dal fascino primordiale. Letale ma rigoglioso, rappresenta l’ultimo baluardo di una società pagana e matriarcale. Accanto a essa, allo scopo di assoggettarla, è sorto il “Direttorato per gli Affari della Foresta“, organismo abnorme, kafkiano, creato dagli uomini.

I due protagonisti di questa storia, il filologo Perec, incastrato tra le strette maglie dell’apparato burocratico del Direttorato, e il biologo Kandid, smarritosi nella Foresta tre anni prima e accolto dalle popolazioni locali, si troveranno a percorre percorsi opposti, come le lumache che risalgono un pendio. E nel corso di questo viaggio, faranno luce sulle rispettive realtà.

Inutile dire che dietro questa pungente satira sia nascosta un’amara riflessione sull’incapacità di comprendere l’altro, sulla conflittualità tra i sessi, sul rapporto tra libertà individuale e interesse collettivo, tra essere umano, potere e natura. E sarà quasi inevitabile scorgere, nelle pagine di La chiocciola sul pendio, un’analogia con l’emergenza ambientale che oggi siamo chiamati a affrontare.