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Il nome di Marina

Roselina Salemi

Quante Porto Marghera, col loro carico di devastazione, malattia, lutto sono sparse lungo le coste dalla penisola? Tante, lo sappiamo, o meglio lo sapremmo se qualcuno decidesse di raccontarle, di preservare la memoria di quei bui capitoli della nostra storia. Marghera ha avuto Gianfranco Bettin, Melilli ha trovato la voce appassionata e dolente di Roselina Salemi, che torna in libreria per Cairo con una nuova edizione del suo Il nome di Marina. Melilli era un borgo marinaro con un passato prestigioso, l’antica Megara Ibla, snodo strategico tra le città di Augusta e di Siracusa. E se la seconda guerra mondiale porta il suo corredo di distruzioni, la rinascita sembra affidata alla decisione di costruire proprio nel territorio di Melilli una raffineria di petrolio. Da lì inizia tutto, dopo la RASIOM arriveranno la Sincat, la Montecatini, la Celene, la Liquigas, l’Isab e la centrale termoelettrica dell’Enel. Fino al 1976 tutte le industrie chimiche e petrolchimiche avranno sede a Melilli. Roselina Salemi giunge a Marina di Melilli nel 1985 e quel che trova è un paese fantasma, abbandonato dagli abitanti, costretti a trasferirsi all’interno per via degli insostenibili problemi ambientali, una ghost town di case sventrate e tetti crollati. Salemi scava, scrive, racconta e quando torna a Melilli per presentare il suo libro, le persone si fanno avanti per raccontare storie di famiglia, mostrare album con le foto degli anni Sessanta e Settanta quando ancora la devastazione non era stata compiuta, per piangere ancora e insieme i tanti amici e padri e zii morti di inquinamento industriale.

Ci sono libri belli e libri necessari. Ma i libri necessari, per essere tali, non possono non essere anche belli. Come in questo caso.