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Finitudine. Un romanzo filosofico su fragilità e libertà

Telmo Pievani

Albert Camus, è risaputo, morì a quarantasette anni scarsi, il 7 novembre del 1960. In un incidente automobilistico. L’auto, guidata da Michel Gallimard si schianta contro un platano su una strada della Borgogna. L’editore muore sul colpo, lo scrittore poco dopo. La moglie e la figlia di Gallimard, sedute sul sedile posteriore, ne escono pressoché indenni.

Tre anni prima Camus era stato insignito del Premio Nobel alla letteratura. E nel 1965, il Nobel, questa volta per la medicina, toccherà anche a un suo amico e compagno, il biologo Charles Monod, titolare di fondamentali ricerche sul DNA all’Istituto Pasteur, e che pubblicherà nel 1970 un best seller mondiale, a cavallo tra biologia e filosofia, ancora oggi ristampato e letto in tutto il mondo: Il caso e la necessità.

Cosa si saranno detti, di cosa avranno discusso due giganti come Albert e Jacques, nel corso dei loro incontri? I due avevano molto in comune: erano entrambi uomini del Sud, uno nato a Parigi ma cresciuto a Cannes, l’altro, si sa, pied noir algerino; avevano partecipato da protagonisti alla resistenza contro l’occupazione tedesca, Camus come redattore della testata clandestina “Combat”, Monod come comandante partigiano, entrambi rischiando più volte l’arresto e la vita; entrambi sono stati per breve tempo membri del Partito Comunista: Camus di quello algerino, Monod di quello francese, tra il 1943 e il 1947, e ne sono usciti con rotture clamorose. Tutti e due sono materialisti, atei, libertari, l’uno per percorso filosofico, l’altro per approdo scientifico.

Cosa avremmo dato per assistere a una loro conversazione? Cosa avrebbe dato uno scienziato con una naturale propensione alla filosofia come Telmo Pievani per partecipare a una serata con i due premi Nobel?

Visto che la macchina del tempo non esiste, Pievani ha deciso di non rassegnarsi. Le conversazioni le ha “ricreate” lui, sulla base del tanto che si sa del pensiero dei due, dei loro testi, delle loro vicende biografiche e prendendosi quel tanto di libertà che le sue competenze di docente in Filosofia delle scienze biologiche e la fantasia di scrittore gli suggerivano.

Da questa “scommessa” è nato Finitudine, il nuovo libro che Telmo Pievani ha affidato a Raffaello Cortina Editore e che riporta l’adamantino sottotitolo “Un romanzo filosofico su fragilità e libertà”. E romanzo è pienamente, molto settecentescamente inteso, visto che mette in scena i due protagonisti, immagina dialoghi, everte la realtà storica, immaginando, prima, che Camus sia sopravvissuto al tremendo incidente e sia ricoverato in ospedale, dove Monod va a fargli visita, e poi che i due abbiano deciso di scrivere un libro a quattro mani. A ogni visita, Monod rilegge a Camus l’ultimo capitolo scritto, dopodiché discutono com’è venuto e iniziano a pianificare il lavoro a venire, nel mentre chiacchierano, si raccontano memorie di guerra, scherzano tra loro, Albert si informa dei rocamboleschi piani di Jacques per far uscire clandestinamente dall’Ungheria una coppia di biologi.

Il libro che leggiamo in bozze assieme ai due protagonisti è ovviamente, a sua volta, lo stesso Finitudine: a ogni capitolo una citazione dal De rerum natura di Lucrezio, a ogni capitolo un passo avanti nel tentativo di comprendere i confini del nostro essere unici, irripetibili, soli in un universo che non ha dei, non ha Dio, non ha senso, non ci ha mai previsti e continua a non considerare l’ipotesi della vita. Nell’immenso, inospitale, insensato universo, infatti, la vita è un puro caso, forse unico, sicuramente rarissimo, l’eccezione, non la regola. È quel caso, di cui sempre meglio conosciamo origine ed effetti, a produrre ex post la necessità che riconosciamo nei meravigliosi, perfetti, coerentissimi meccanismi della vita. La necessità è in realtà la presa d’atto del caso, il punto finale e non iniziale di una vicenda governata dalle leggi della selezione naturale. Il che significa che non esiste necessità a partire dalla quale derivino i casi, ma viceversa, che quindi la necessità, il senso, il significato, il fine ultimo non sono dati all’origine della vita, ma derivano dalla nostra consapevolezza di viventi, di individui, di società. Sono in qualche modo una conseguenza dell’evoluzione e non il loro motore.

La densità del percorso conoscitivo intrapreso da Albert e Jacques nelle pagine di Telmo Pievani è resa lieve dalla qualità della scrittura e dalla forma dialogica, romanzesca che l’autore ha felicemente eletto. E non manca neppure la suspense: mentre di capitolo in capitolo vengono smantellate teleologie e metafisiche, dialettiche e dogmi, l’ansia della ricerca si fa incalzante, per i due protagonisti come per i lettori.

Finitudine. Un romanzo filosofico su fragilità e libertà

Telmo Pievani
RAFFAELLO CORTINA EDITORE
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Genere:
Generali
Listino:
€ 16.00
Collana:
Temi
Data Uscita:
05/11/2020
Pagine:
280
Lingua:
Italiano
EAN:
9788832852172