
Saul Andreetti
Un poeta orgoglioso (“un orgoglio di me si impossessa”) che si direbbe nuovo perché anacronico (senza dunque sacrificare noi lettori à l’arrière-garde de l’avant-garde, alla iper- o ultra-modernità) nel senso che ha trovato nella poesia, nell’arte della poesia, la propria condizione umana e lo strumento della conoscenza di sé, della propria “impresa”, “audace e imponente” che lo caratterizza e ne fa una specie di atleta, in senso etimologico, dell’arte verbale altrettanto abnegato all’“ambire magico” e a un tempo a quello fabbrile.