
Carlo Sini
Più di cinquant'anni fa il grande filologo Eric Auerbach denunciava lucidamente i primi segni della fine della cultura umanistica e del senso storico nelle nuove generazioni e nella scuola: la "nostra terra", l'Europa spirituale di Dante e di Gthe, giungeva al tramonto. Oggi che quel processo si è compiuto, sembriamo vivere in un caos che ricorda, per certi versi, gli incerti inizi della cultura dei primi cristiani. Come allora, il mondo globale in cammino è alla ricerca di un nuovo universalismo, di un nuovo linguaggio condiviso, e il libro di Sini si interroga su tale eventualità, ponendo in questione il concetto stesso di totalità e di partecipazione. Attraverso autori come Bruno, Vico, Leibniz e Nietzsche, Sini delinea i fondamenti di quella che, in termini filosofici, si potrebbe chiamare una nuova "monadologia" copernicana: un nuovo rapporto, cioè, fra il tutto e le parti, la società e l'individuo; un rapporto che escluda ogni ricorso alla violenta e nichilistica superstizione di supposte, e imposte, "verità assolute" e che esalti invece il valore della relazione e la vitalità del "relativo".