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Tutto il mondo è Paesi

22 Maggio 2025
Tutto il mondo è Paesi

Luciano Tirinnanzi ci racconta Paesi Edizioni, per capire il presente attraverso nuovi sguardi.

di Federica Sala

In un mondo dove informarsi è sempre più importante e la politica internazionale è ogni giorno più imprevedibile, diventa fondamentale dotarsi di strumenti validi per sviluppare un senso critico utile per interpretare il presente. Da questa esigenza nasce l’idea che ha spinto Luciano Tirinnanzi e Rocco Bellantone a fondare Paesi Edizioni. Parliamo direttamente con uno dei fondatori per conoscere la genesi e lo sviluppo di questa casa editrice.

Luciano Tirinnanzi, come è nata Paesi Edizioni?

È nata da un’urgenza, da un bisogno condiviso da un gruppo di giornalisti: quello di trovare una chiave per approfondire temi complessi attraverso quella forma che oggi chiamiamo long form. Qualcosa che vada oltre il semplice articolo giornalistico, capace di sviluppare contenuti in modo quanto più possibile divulgativo. Ci siamo resi conto che, in particolare nel nostro paese, c’è sempre più bisogno di un mediatore culturale. Di uno strumento, in questo caso il libro, che aiuti a spiegare concetti complessi e questioni difficili da comprendere con parole semplici, accessibili a tutti. È proprio questa anima divulgativa ad averci spinti a fondare la casa editrice, che abbiamo chiamato Paesi. Perché vogliamo raccontare tutti i Paesi del mondo e, in un’epoca in cui siamo sempre più interconnessi, provare a capire insieme le sfide e le complessità di ciò che ci appare lontano o estraneo. L’obiettivo è sentirlo un po’ più vicino, capirlo meglio. E magari essere anche un po’ più ottimisti: perché, se impariamo a conoscere il buio, quel buio fa un po’ meno paura.

Quali sono le collane più rappresentative di Paesi Edizioni?

Quest’anno abbiamo sviluppato due nuove collane editoriali di cui siamo molto orgogliosi. Entrambe nascono dalla nostra curiosità per il mondo e dal desiderio di esplorarlo attraverso lo sguardo di chi lo vive da vicino. La prima si chiama Città Geopolitiche e ci porta alla scoperta di città lontane da noi, geograficamente e culturalmente. Lo fa attraverso le parole di autori che in quei luoghi hanno vissuto, offrendoci chiavi di lettura uniche, con un taglio geopolitico capace di renderle più vicine e comprensibili. La seconda collana, Hic Sunt Leones, si spinge in territori ancora inesplorati. Come dicevano i latini, “qui ci sono i leoni”, ovvero ciò che fa paura proprio perché sconosciuto. Questa collana affronta temi poco presenti nelle nostre librerie, argomenti complessi e spesso trascurati, con l’intento di portarli alla luce e renderli accessibili. Abbiamo deciso di inaugurare questa linea editoriale con un collettivo di giornalisti, per restare fedeli al nostro intento divulgativo. Da lì abbiamo poi allargato lo sguardo, coinvolgendo anche sociologi, filosofi e professionisti del mondo della politica e dell’economia.

Torniamo sulle collane, come mai proprio Città Geopolitiche?

Oggi c’è una tendenza diffusa a usare “l’uno per il tutto”: raccontare Parigi significa raccontare la Francia. In parte è vero. Ma funziona anche al contrario: quando pensiamo alla Francia, pensiamo subito a Parigi. Con la collana Città Geopolitiche, però, vogliamo fare qualcosa di diverso. Prendiamo Marsiglia, per esempio: si tratta di una vera e propria incubatrice di tensioni e tendenze contemporanee, un crocevia culturale affacciato sul mare. Raccontare Marsiglia, per noi, significa proporre un’altra lettura della Francia di oggi.

La Francia è solo un esempio. Nella collana ci occuperemo di molte altre città chiave. Per la Russia, non abbiamo scelto Mosca, ma San Pietroburgo. Per l’Iran, invece, la scelta è ricaduta su Teheran, perché in questo caso rappresenta davvero “l’uno per il tutto” e spiega fin troppo bene che cosa significa vivere nell’Iran di oggi.

Esploreremo città come Pyongyang, Aden, Damasco. Il nostro obiettivo è offrire uno sguardo nuovo sui luoghi, evitando ripetizioni e stereotipi. Vogliamo accompagnare il lettore al centro di queste città, farlo sentire lì, dentro la realtà urbana. Solo così potrà guardare il mondo da un altro punto di vista.

Potete ascoltare la nostra intervista in formato aiuto nella ventottesima puntata del nostro podcast Indie.