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L’isola degli idealisti: il romanzo riscoperto di Scerbanenco diventa film

8 Maggio 2025 | feltrinelli
L’isola degli idealisti: il romanzo riscoperto di Scerbanenco diventa film

Da oggi nelle sale, portato sul grande schermo da Elisabetta Sgarbi.

Un romanzo perduto del maestro del noir italiano Giorgio Scerbanenco, riscoperto nell’archivio di famiglia e pubblicato nel 2018 da La nave di Teseo: L’isola degli idealisti è un piccolo miracolo letterario. Scritto nei primi anni ’40, durante il soggiorno all’albergo Toledo, a Iseo, dove lo scrittore si era rifugiato, prima dell’esilio in Svizzera, il libro era destinato a essere pubblicato a puntate sul Corriere della Sera, cosa che non avvenne probabilmente a causa di l’inasprirsi del conflitto.

Ambientato su un’isola remota, il romanzo intreccia una storia familiare con la tensione di un poliziesco: due ladri in fuga sbarcano nella villa della famiglia Reffi, dando il via a un confronto tra ideali e realtà, tra legge e coscienza. Il testo, tagliente e sensuale, dimostra tutta la forza narrativa di Scerbanenco, capace di mescolare ironia, introspezione e mistero.

Oggi L’isola degli idealisti diventa un film, per la regia di Elisabetta Sgarbi, che ha fondato e dirige la casa editrice che pubblica Scerbanenco, La nave di Teseo. La trasposizione, firmata insieme a Eugenio Lio, presentata alla Festa del Cinema di Roma e e in sala dall’8 maggio distribuito da Fandango, rielabora liberamente il romanzo.

Elisabetta Sgarbi @Simona Chioccia
Elisabetta Sgarbi @Simona Chioccia

«Abbiamo voluto spostare in avanti l’ambientazione del film, senza connotazioni precise, direi in un tempo sospeso, identificabile solo attraverso citazioni, dunque ad un secondo, ulteriore, livello di riflessione: opere d’arte, libri, giornali, riviste (un numero di Linus del gennaio ‘70, appena percepito), vestiti, film, oggetti», raccontano Elisabetta Sgarbi e Eugenio Lio.

Un film in cui luoghi, ambientazione, scenografie hanno un peso quasi narrativo, dove «le opere d’arte identificano anche i luoghi abitati dai personaggi (anche grazie al costante dialogo con Monica Sallustio, la scenografa): la modernità è per lo più riservata alle camere dei due ladri nel piano ammezzato; i Reffi vivono spazi con opere più antiche»

Il film presenta un cast d’eccezione che include Tommaso Ragno, Elena Radonicich e Renato Carpentieri. Come ci raccontano Sgarbi e Lio «i personaggi de L’Isola degli Idealisti sono nati e si sono sviluppati, per lo più, già con il volto di chi li avrebbe interpretati, il loro corpo, i loro modi.Prima che ci fossero il film e la produzione, c’erano gli attori (nella nostra mente, a loro insaputa, al buio). Questo ci ha aiutato molto nello scrivere il film, perché, laddove la sceneggiatura non poteva e non doveva dire, potevamo immaginare un colpo d’occhio, un movimento, un gesto, una espressione che riempissero quel “vuoto”».

Villa Reffi, fulcro della vicenda, è resa quasi un personaggio vivente, mentre i dialoghi raffinati, i riflessi degli specchi e la teatralità degli attori rievocano un mondo altro, separato dalla realtà ma intriso di domande morali attualissime. «Lo scarto tra normalità e follia, tra osservanza e trasgressione, tra serietà e ironia, è in mano agli attori, in particolare modo ai membri della famiglia Reffi. Sta alla loro recitazione l’onere di tingere di una sottile, ironica e elegante follia gli ampi spazi vuoti della casa. C’era il rischio che il vuoto della Villa, e della pianura e della laguna diventassero “malinconia”. Gli attori arginano, in ogni modo, questo (mio, personale) rischio nell’interpretare i luoghi padani. Doveva essere un film più concentrato sulla esplosione di dinamiche psicologiche interne a una famiglia isolata dal mondo, in cui anche i luoghi venissero piegati alle anime inquiete di questi, in diverso modo, idealisti».

L’arrivo in sala di L’isola degli idealisti rappresenta un’occasione per riscoprire il romanzo di Scerbanenco e la sua scrittura tagliente e asciutta. Il film è un’esperienza visiva intensa e raffinata che, come spesso accade per gli adattamenti cinematografici, dialoga con l’opera originale, senza sovrapporsi, ma ponendosi in continuità ampliandone gli orizzonti.

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In alto, Tommaso Ragno e Renato Carpentieri @Simona Chioccia