In occasione dell’arrivo in libreria di Katie, un nuovo romanzo di Michael McDowell, abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’illustratore della magnifica copertina, Pedro Oyarbide.
di Rachele Cassoli
Dopo il successo di Blackwater e Gli aghi d’oro, Neri Pozza porta in libreria Katie, un altro romanzo di Michael McDowell inedito in italia, ancora più oscuro, più crudele, più efferato. Pubblicato per la prima volta nel 1982 e ambientato nell’America della Gilded Age, verso la fine dell’800, Katie è una storia di vendetta e intrighi in cui i destini della giovane e spietata ladra e veggente Katie Slape, si incrociano con quelli della determinata Philo Drax, in attesa di un’occasione di riscatto sociale. L’occasione arriva sotto forma di lettera: è una richiesta d’aiuto del nonno materno, segregato in casa propria dalla famiglia Slape. Una serie di disavventure macabre e inquietanti accompagneranno la vita di Philo, dall’assassinio del nonno a quello della madre, dalla perdita di tutti i propri averi alla costante presenza in sordina della famiglia Slape.
Un libro che si distingue, come gli altri di Michael McDowell già pubblicati da Neri Pozza, per la sua veste grafica: l’illustrazione di copertina realizzata da Pedro Oyarbide. Illustratore dallo stile inconfondibile, Oyarbide ha dato un’impronta visiva ai mondi inquietanti di McDowell, trasformando ogni edizione in un vero oggetto da collezione. Le sue copertine, caratterizzate da rilievi e finiture metallizzate, catturano lo sguardo e il tatto, grazie a una tecnica di stampa che esalta ogni dettaglio. Il risultato è un volume non solo da leggere, ma anche un oggetto esteticamente molto curato.
Ma come nasce il suo processo creativo? Cosa si nasconde nelle sue illustrazioni ricche di dettagli? E cosa significa tradurre l’essenza di un romanzo in una sola immagine? Ne abbiamo parlato con Oyarbide alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires a Milano, in questa intervista dove ci ha raccontato il dietro le quinte del suo lavoro: dalla genesi del progetto Blackwater alla creazione della copertina di Katie, passando per le sue fonti di ispirazione, la passione per i dettagli e il fascino dell’epoca vittoriana.
Come è nato il progetto legato a Michael McDowell e Blackwater e come si è sviluppata la collaborazione con Neri Pozza?
È iniziato tutto nel 2021 con una casa editrice francese, Monsieur Toussaint Louverture, che mi ha commissionato le sei copertine iniziali di Blackwater. L’editore francese già seguiva il mio lavoro: avevo realizzato alcuni mazzi di carte da poker e proprio da quel progetto è nata l’estetica che poi ha caratterizzato i libri. Successivamente, Neri Pozza ha deciso di proseguire con le stesse pubblicazioni, portando in Italia non solo Blackwater, ma anche Gli aghi d’oro e ora Katie.
Come nascono le copertine di Blackwater, Gli Aghi d’oro e Katie?
Come dicevo, il punto di partenza è stato il lavoro che avevo fatto con i mazzi di carte da poker. Quelle illustrazioni sono molto ricche di ornamenti e dettagli, e ho cercato di mantenere quello stile anche nelle copertine. Mi affascina moltissimo l’epoca vittoriana, con le sue copertine dettagliate e gli elementi dorati in rilievo. Mi piace il concetto di horror vacui, dove nulla rimane vuoto e tutto è riccamente decorato. Ho avuto la fortuna di poter leggere i libri in anticipo, prendendo appunti e annotazioni che poi ho trasformato in concetti visivi. Questo mi ha permesso di inserire nelle illustrazioni di copertina dei sei libri di Blackwater, ma anche di Gli aghi d’oro e ora Katie, riferimenti che chi ha letto il libro può riconoscere e collegare agli eventi della trama.
C’è un libro che sogni di illustrare?
Sì, c’è un libro che ho sempre amato e che, curiosamente, mi è stato commissionato di recente: Il piccolo principe. Lo sto illustrando con uno stile più infantile, ma che richiama quello di Blackwater, quindi con un tono più cupo. Per me è un sogno che si realizza, e non vedo l’ora di vederlo pubblicato.
Quali consigli daresti a chi vuole lavorare nella grafica editoriale?
Credo che la cosa più importante sia trovare il proprio stile, qualcosa in cui si crede davvero e che non sia una semplice imitazione del lavoro altrui. È fondamentale sviluppare un marchio distintivo, una propria impronta grafica. Nel caso delle illustrazioni per i libri, bisogna anche imparare a trasmettere qualcosa in modo non troppo esplicito. Lavorare su soluzioni grafiche che evocano l’atmosfera del libro senza rivelare troppo della trama, magari utilizzando le immagini in modo allegorico o simbolico, lasciando spazio all’interpretazione.