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Prima che tu venga al mondo

Massimo Gramellini

Un giornalista che ha passato già da un po’ i cinquanta diventa padre. Chiariamo subito un paio di cose, intanto decide di diventare padre, e secondariamente lo diventa per la prima volta. Fino a quel momento gli è riuscito solo di essere figlio. Orfano di madre dalla più tenera età e poi, tanti anni dopo, orfano anche di padre, la vita non gli ha concesso di liberarsi della sua condizione filiale. Lì è rimasto, come congelato in un ruolo sempre più stretto. Fino all’incontro con una nuova compagna e alla decisione di passare “dall’altra parte”, vincendo paure, elaborando finalmente lutti, facendo i conti col passato e accettando una nuova, inedita responsabilità.

È, all’osso, la trama dell’attesissimo nuovo libro di Massimo Gramellini, Prima che tu venga al mondo, edito da Solferino. Ideale prosecuzione di Fai bei sogni, anche questa nuova prova narrativa si mette, come nelle corde dell’autore, all’incrocio di più generi. È un romanzo, e lo è per intenzione e costruzione e per la capacità di trascinare il lettore e portarlo dentro la storia assieme ai personaggi. Poi è narrazione autobiografica, il Massimo Gramellini de romanzo coincide per voce, carattere, vicende con il Massimo Gramellini che firma il libro. E infine, anche la scrittura giornalistica reclama la sua parte, per contiguità di toni e stile, per i numerosi aneddoti tratti dalla cronaca con cui Massimo (ci permettiamo di chiamarlo così, ma questo libro induce alla confidenza, a un’affettuosa familiarità) quando non per la diretta citazione di editoriali e articoli da Massimo scritti e pubblicati sulle pagine del Corriere.

Intendiamoci, autofiction, autoanalisi, giornalismo, sono tutti registri al servizio del romanzo. Che ha una struttura sapiente: nove capitoli a scendere dal “Meno Nove” della scoperta di “essere incinti” all’agognato “Meno Uno” del lieto evento, in forma di lettera al figlio in arrivo. Che ha una voce ben precisa, visto che Massimo parla in prima persona. E che ha dei personaggi, e che personaggi.

Uno dei meriti principali di Prima che tu venga al mondo è davvero la felice galleria di coprotagonisti che escono vivi e a tutto tondo dalle parole e dal racconto di Massimo: dalla compagna, costretta a condividere con il narratore anche il ruolo di gestante, allo strepitoso Diego, figlio di lei, dotato di un sense of humor efferato e di una dialettica letale, combattuto tra una vaga ostilità e una mai confessata curiosità verso l’imminente nuovo membro della famiglia. I suoi rapporti con Massimo sono all’insegna di un ruvido cameratismo, una evidente complicità e una totale mancanza di rispetto. Una relazione che ha qualcosa in comune con quella che lega il narratore al suo migliore amico, Norberto, convinto e implacabile nel suo rifiuto della procreazione e spietato nel prospettare a Massimo scenari va via più apocalittici.

E poi c’è fondamentale e straziante, la figura del padre. L’imminente paternità conduce Massimo, come poteva essere altrimenti, a fare i conti con il padre, con il suo dolore, con la sua durezza, con il suo amore incapace di esprimersi. Sono le pagine più intense di un romanzo allegro e dolente, spiritoso e riflessivo.