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Poesia e musica della scienza

Tom McLeish

Immaginate se qualcuno, un giorno, vi dicesse che uno scienziato per essere bravo ha bisogno di una grande dose di fantasia, allo stesso modo di un artista. Ci credereste mai? Non è risaputo, forse, che la scienza si fonda sul sapere, su metodi empirici e quindi sull’esperienza? Come potrebbe mai, essa, aver bisogno dell’ispirazione per rintracciare la verità delle cose? Scienza e arte non sono, forse, due mondi inconciliabili, reciprocamente indecifrabili e desti­nati al conflitto, come direbbe ancora oggi lo scrittore e fisico inglese Charles Percy Snow, definendole “due culture” che non si sovrappongono?

Sembrerebbe proprio di no, perché queste due discipline, per quanto oggi manchi, tra esse, una comunicazione interculturale, parrebbero, in realtà, intimamente connesse. L’elemento chiave che le legherebbe è quello che a chiunque di noi apparirebbe il più improbabile: l’immaginazione. A sostenerlo è Tom McLeish, professore di Filosofia Naturale presso il dipartimento di fisica dell’Università di York, con Poesia e musica della scienza, da poco pubblicato da Treccani Libri.

Questo saggio, attraverso l’esplorazione degli sforzi creativi di musica, pittura e poesia, sonda a fondo l’interazione tra le arti e le scienze, per scovare le radici dell’immaginazione che le intrecciano probabilmente da sempre. Sono proprio i racconti di personalità famose sia nella scienza sia nell’arte – da Robert Boyle a Daniel Defoe, da Alexander von Humboldt a Ralph Waldo Emerson, da Claude Monet ad Albert Einstein, da Robert Schumann a Jacques Hadamard – a rivelare i punti in comune di questi invisibili intrecci: il desiderio di raggiungere un obiettivo, la gestazione del problema, l’intuizione improvvisa, l’esperienza del bello e del sublime, ma anche quella della frustrazione e del fallimento.

Non c’è molta differenza, osserva l’autore, tra lo “scorcio d’eternità” che Simon Russell Beale percepisce nella musica di Schubert e il “tremore davanti al bello” che il cosmologo Subrahmanyan Chandrasekhar prova davanti alla consapevolezza che la soluzione esatta delle equazioni della relatività generale di Einstein fornisca la rappresentazione assolutamente esatta di una quantità innumerevole di buchi neri che popolano l’universo.

Perché allora la scienza, si chiede McLeish nel libro, iniziata senza radici con l’Illuminismo, proprio quella che avrebbe dovuto spazzare via le ragnatele di secoli di oscurità, magia, superstizione e alchimia, a un certo punto della storia abbandona la dichiarazione greca di “amore per la sapienza delle cose della natura” (philo-sophia) per essere lentamente sostituita dalla rivendicazione latina della conoscenza (scio)?

Nel momento in cui, racconta McLeish, il “filosofo naturale” diventa lo “scienziato”, parola coniata intorno al 1836 dal filosofo William Whewell, la scienza inizia a essere percepita da alcuni come uno strumento di inaridimento e di demistificazione, che sostituisce le misurazioni alla meraviglia. Edgar Allan Poe la definisce, nel suo Sonetto alla Scienza, un «avvoltoio che dilania il cuore dalle ali tarde e grevi», William Blake «una distruttiva disumanizzazione della filosofia naturale», e John Keats «una fredda filosofia che taglia le ali dell’Angelo, vince con riga, squadra ogni mistero e dissolve il sacro arcobaleno in cielo».

Eppure c’è un’altra parte della poesia romantica inglese, rappresentata da Shelley, Coleridge e Wordsworth, che ritiene che la scienza, pur nella sua solitudine, possa ispirare la poesia e a sua volta essere ispirata da essa. «L’Uomo di Scienza insegue la verità come un distante e sconosciuto benefattore: la cura e la ama nella sua solitudine; – McLeish riporta questo pensiero di Wordsworth, estratto dalle sue Ballate liriche – il Poeta, con il suo canto a cui si uniscono tutti gli esseri umani, gioisce alla presenza della verità come un amico visibile e un assiduo compagno. La poesia è il respiro e lo spirito più raffinato di ogni sapere: è l’espressione spassionata che è nel volto di tutta la Scienza. Se mai verrà il tempo in cui quella che ora chiamiamo scienza, con un nome familiare agli uomini, sarà pronta ad assumere una forma di carne e sangue, il Poeta presterà il suo spirito divino in soccorso di questa trasfigurazione e accoglierà l’Essere che ne deriverà come un prediletto, genuino abitante della casa dell’uomo».

Pensa la stessa cosa Shelley, quando afferma, nella sua “Difesa della poesia”, che la poesia «comprende ogni scienza». Lo crede persino Einstein, maestro e ispiratore della fisica novecentesca, soprattutto nei momenti in cui permette alla sua mente di vagare nei mondi immensi dell’immaginazione: «Ho quel che basta dell’artista per attingere liberamente alla mia immaginazione./L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata./L’immaginazione comprende il mondo».

Allora perché siamo stati ciechi, fino ad adesso, si chiede l’autore, nei confronti del ruolo dell’immaginazione nella scienza, così come una volta affermò anche il premio Nobel sir Peter Medawar? Si sbagliava, allora, il cubista francese Georges Braque, quando diceva che l’arte è fatta per turbare mentre la scienza per rassicurare, così come è sbagliato pensare che la scienza sia qualcosa di puro, preciso e indipendente dalla fantasia umana?

La verità, afferma McLeish, è che il processo creativo, costantemente ignorato e sottovalutato, è uno dei tasselli più importanti del mestiere di ricercatori e scienziati, anche se da loro viene sempre omesso o tenuto nascosto. Come potrebbe sopravvivere, altrimenti, la scienza? Il suo grande atto immaginativo, sostiene McLeish, è l’impostazione di un interrogativo fruttuoso, posto nel modo giusto.

Poesia e musica della scienza non è solo una risposta magistrale alle teorie di Snow, ma vuole essere anche un faro per tutti coloro, a partire dai giovani e brillanti studenti di McLeish, che hanno perso interesse nella scienza, fermi nella falsa convinzione che questa non possa avere alcun ruolo per la loro immaginazione e creatività.

 

Poesia e musica della scienza

Tom McLeish
TRECCANI - IST. ENCICLOP. ITALIANA
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Genere:
Listino:
€ 29.00
Collana:
Data Uscita:
24/03/2022
Pagine:
0
Lingua:
EAN:
9788812009299