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L’uomo che sapeva la lingua dei serpenti

Andrus Kivirähk

Dettaglio della copertina del romanzo

di Luca Bonifacio

Secondo una famosa teoria, il filosofo J. Austin sosteneva la possibilità di fare cose, più conosciute come atti linguistici, con le parole. Per Andrus Kivirähk, questa capacità intrinseca delle parole è strettamente legata a una lingua: quella dei serpenti. No, non stiamo parlando della storia di un famoso maghetto che parla serpentese, ma di vita e destino di un uomo, l’ultimo dei suoi, capace di comunicare con la foresta imitando il sibilo dei serpenti.

Pubblicato per la prima volta nel 2007 e accompagnato da un enorme successo in Europa, è uscito in Italia dopo quindici anni L’uomo che sapeva la lingua dei serpenti, grazie a La nave di Teseo e alla traduzione di Vincenzo Vega. Il romanzo è frutto della mente di un autore forse poco noto in Italia, ma considerato dalla critica come il più grande scrittore estone del XXI secolo: Andrus Kivirähk.

Già dal titolo, si capisce che Kivirähk volge il suo sguardo a un tempo imperfetto, o meglio a un passato leggendario, basato sull’armonia tra uomo e natura, sulla capacità oramai dimenticata di poter comunicare con essa. Misterioso e oscuro quanto il titolo, il romanzo ci addentra, al di là di ogni esotismo spiccio, in una terra poco battuta quanto la sua letteratura: quella estone.

Fra serpenti padroni della foresta, salamandre giganti, antropopitechi, orsi seduttori e monaci castrati “alla moda” per produrre canti angelici, Kivirähk ci mostra in tutta la semplicità del suo stile un’indubitabile dote di cantastorie, ereditata dai suoi libri per bambini, per un libro che per bambini non è.

Il protagonista Leemet vive nella foresta e imita gli amici serpenti per imparare una lingua morta affinché non muoia. Il suo è un anelito alla semplice libertà di vivere una vita normale, senza padroni, mentre il mondo intorno cambia, come la natura con le stagioni. Ma Leemet è l’ultimo. L’ultimo dei suoi a conoscere la lingua dei rettili, l’ultimo a sapere «ciò di cui nessuno sa niente, ciò che nessuno ha visto», prima che tutto smetta di esistere davvero. Leemet è testimone di vite al crepuscolo destinate a leggende, ma anche testimone ultimo di un popolo votato alla “civilizzazione”.

Con la vita del suo personaggio, Kivirähk ci restituisce soprattutto un destino tragico, quello dell’armonia della natura insidiata dalla follia del fanatismo, dove tutto continua a rimanere paradossalmente coerente agli occhi di chi lo persegue: umani che urlano parole prive di senso. Puntando il dito sulla difficoltà di tramandare storie e vite davanti a superstizioni, odio e infondate credenze, Kivirähk colpisce al cuore dell’umiliante ignoranza e delle sue conseguenze: uccidere ciò che non si sa, che non si capisce, che non si ha voglia di imparare.

Sotto mentite spoglie di un racconto fantastico, spesso pervaso da un’acuta ironia, si cela una storia che supera la favola filosofica, presentandosi come uno spietato racconto dell’essere umano. Un mito platonico al contrario, di un uomo che ha preferito la caverna dopo aver visto la luce del futuro, più buia delle tenebre del passato.

Ma a cercare il senso di un racconto forse si sbaglia. Meglio lasciarsi raccontare una storia, come da bambini. Parlare la perduta lingua dei serpenti, come dice Leemet, forse non sarà più possibile. Ma raccontare storie, come insegna Kivirähk, quello sì. Per farlo però, bisogna strisciare fra le caverne del passato come serpenti, perché le storie sono «ombre al crepuscolo, che si allungano prima di morire». Serve qualcuno capace di raccontarle.

L'uomo che sapeva la lingua dei serpenti

Andrus Kivirähk
LA NAVE DI TESEO
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Genere:
Listino:
€ 22.00
Collana:
Data Uscita:
17/11/2022
Pagine:
0
Lingua:
EAN:
9788834612514