
Giovanni Antonio Cibotto
La Venezia di cui si parla in queste pagine è la città aliena dalla babele turistica in cui il tempo presente l'ha confinata. È la città restituita al silenzio, al respiro vitale della sua quotidianità.. aI fruscio delle sue acque, all'impercettibile rumore del remo. La città in cui capitava di incontrare in un caffè Diego Valeri, Brodskij, Pessoa o Pound, la città in cui l'arte e la letteratura contemporanea trovavano un naturale riparo nell'antica architettura bizantina, il luogo in cui trionfavano le forme e le esistenze aeree, e non le vite urlate e Biennali inutilmente dissacranti e choccanti. È la Venezia che risorge nel dopoguerra, con Neri Pozza, Comisso e altri, che trionfa negli ultimi anni Cinquanta e mantiene la sua vitalità artistica, il suo essere uno dei centri fondamentali della cultura italiana, fino a tutti gli anni Settanta.