
Orazio Patti
I lagunari del sistema d’acqua del Wémè-Nokué, nel sud del Bénin, sono il riferimento antropologico vivente che testimonia come e perché, agli inizi del XVIII secolo, prese avvio la “costruzione” di una nuova società in Africa sub-equatoriale. La pressione esercitata dalla ferocia della Tratta degli schiavi e l’opportunità di rifugio individuatodalla comunità all’interno del ciclo dell’acqua, furono i principali input di quegli anni che diedero vita ai villaggi palafitticoli di Aguégués, disegnando una nuova geografia antropologica della regione. In Italia meridionale, alle falde del Vesuvio e in territorio d’interesse archeologico intorno alla città di Pompei, è in corso di scavo, a Longola, un villaggio proto-preistorico riferibile a una comunità che viveva anch’essa in un paesaggio d’acqua oltre 3.000 anni fa. La storia e la geografia, unitamente all’antropologia e all’archeologia delle comunità d’acqua, si riflettono allo specchio ponendo in primo piano realtà che, nella loro contemporaneità, si riconoscono intrecciate sul filo delle perle di pasta vitrea e delle palafitte.