
Claudio Bolognini
Anni Sessanta, un paese come tanti tra le colline bolognesi, i calanchi sembrano canyon selvaggi, o così appaiono agli occhi di alcuni bambini di nove anni che giocano agli indiani. Ma per diventare un vero Apache occorre superare diverse prove, poi sarà permesso entrare nella capanna segreta, così ha deciso Miki da vero capo. Questi indiani (tra loro c’è anche la squaw Susanna con la sua cagnetta Laika) si avventurano in scorrerie rubando tavolette di cioccolato dal fornaio, guerreggiando a sassate, giocando a pallone nel campetto della chiesa e cercando di emulare le gesta dei calciatori sulle figurine Panini. Ruberanno anche una magica pietra con delle conchiglie, simile a un pallone da calcio. Piulina, che è il più bravo di tutti con il pallone tra i piedi ma non tra i banchi della scuola, si dovrà trasferire in un altro paese. La tribù, allora, sancirà un patto di sangue forandosi il dito con uno spillino e giurandosi eterna amicizia. Poi, improvvisamente, irrompono gli anni Settanta. Dai banchi di legno delle elementari al paese, alle scuole superiori a Bologna, sono passati sette anni in un lampo. E allora tra partite a flipper e ragazzine incontrate dopo aver marinato la scuola, arriva la notizia che Piulina avrebbe giocato per la prima volta in serie A allo stadio Olimpico di Roma. Un patto di sangue, anche se passano anni senza vedersi, è per sempre. Il 7 marzo 1971 la tribù andrà a Roma in autostop per assistere all’esordio di Piulina con la maglia del Bologna. Per Susanna sarà l’occasione del suo particolare “esordio” segreto nel mondo degli adulti: un aborto clandestino in un vecchio palazzo romano.