Le radici del tempo

Un romanzo autobiografico che ripercorre, dagli anni Trenta ai Sessanta del Novecento, la prima vita dello scrittore, che coincide con quella di un'Italia passata attraverso fascismo e boom economico, civiltà contadina e sviluppo industriale. Un libro che mescola passato e presente all'insegna di un'insanabile insoddisfazione, che degli anni dell'infanzia detesta la miseria e la grettezza mentale, ma non riesce ad assolvere l'euforia fasulla dell'oggi. C'e' un pezzo di Italia in questo memoriale personalissimo, che assume i contorni di una storia compiuta del nostro Novecento: il fascismo gonfio di retorica e intristito dalla feroce povertà di una società in ginocchio; la sessuofobia religiosa a bloccare lo sviluppo psicologico e morale del paese; lo strattone del processo di modernizzazione e le seduzioni del consumismo. Ma e' soprattutto il romanzo di un uomo: l'infanzia con un nonno anarchico e "ubriacone", due genitori che non possono sposarsi perché "un finanziere può sposarsi solo a ventott'anni, pena l'espulsione dal Corpo", il senso di colpa per una sorella nata morta.