
M. Trevi
Si conosce la frequente e ironica autoproposizione di Jung che soleva ripetere: "Grazie a Dio sono Jung, non sono uno junghiano". I primi interpreti del multiforme psicologo zurighese hanno cristallizzato in una divulgazione tanto presuntuosa quanto evasiva alcune poche linee di sviluppo di un pensiero che, al contrario, rimane fecondo solo se assunto nella sua asistematicità, pluralità, incompletezza e persino contradditorietà.
Da quelle epitomi ingannevoli è nata una falsa lettura di Jung che, inchiodandolo all'ipotesi delle strutture astoriche della psiche, finisce per confinarlo in un ingenuo e sterile naturalismo. Questo libro propone un'altra lettura di Jung che mette in rilievo l'aspetto problematicistico del suo pensiero, l'epistemologia libera, la stessa aleatorietà dei due apporti junghiani fondamentali per la psicologia del nostro secolo: l'individuazione e il simbolo non significante.
Ne risulta un'esperienza del testo junghiano che, lungi dall'assumerlo come una "psicologia" o una definita ipotesi psicodinamica, lo impiega come sollecitatore di inesauribile immaginazione psicologica, di originali costruzioni antropologiche, di modelli interpretativi multipli e sostituibili, di "esercizi" ermeneutici senza alcuna pretesa di verità soprastorica o di arbitrario riduzionismo naturalistico.
L'autore
Mario Trevi, membro ordinario dell'International Association of Analytical Psychology, ha pubblicato numerosi studi sul pensiero di C.G. Jung e, in questa stessa collana, Metafore del simbolo.