
Giorgio Ieranò
Dopo 2500 anni la potenza della tragedia greca continua a esercitare la sua carica emotiva sull’immaginario dell’uomo moderno: il repertorio dei grandi autori classici – Eschilo, Sofocle, Euripide – attraverso le figure immortali degli archetipi Edipo, Antigone, Prometeo, Medea, Elettra e Fedra sta lì a raccontarci grandezze e miserie dell’animo umano. Il teatro ateniese del V secolo – con il suo mondo di oscuri delitti, eroi, soldati vanagloriosi e vecchi misantropi, dove parola, danza e musica convivono con pari dignità – è un’eredità formidabile, una tradizione che continuamente si trasforma, sopravvive e rinasce. Alla storia del genere letterario è dedicato questo libro che riserva l’ultimo capitolo alle sopravvivenze e alle rinascite della tragedia ateniese, dalla fine del mondo antico fino ad oggi: dal Rinascimento in poi, figure e motivi della tragedia greca hanno ispirato la poesia, l’arte figurativa, la letteratura, la filosofia e la psicologia. Pensiamo all’Edipo di Sigmund Freud, l’Ulisse di James Joyce, i Minotauri di Pablo Picasso, le Arianne di Giorgio De Chirico, l’Antigone di Bertolt Brecht, la Medea di Pier Paolo Pasolini: il Novecento è, per molti versi, il secolo dei greci.