
Emmanuele Bianco
La malattia e la cura non sono che un viaggio alla riscoperta di se stessi. Una donna e la sua rinascita. Nel corpo. Nella mente. Nella vita.
«Emma restò a lungo a fissare la bottiglia di birra dalla quale Carlo aveva bevuto. Repentinamente l’afferrò e poggiò le sue labbra dove poco prima le aveva poggiate lui. Iniziamo a fare conoscenza, pensò mentre, con la bocca un po’ aperta, stava illudendosi di far suoi frammenti di DNA.»
Emma è una giovane donna e ha una vita normale – un compagno, Orlando, una mamma, Corradina, e un fratello, Rocco, che sente di dover proteggere da quando il padre è morto in un incidente sul lavoro. Tutto sembra crollare dal giorno in cui scopre di essere affetta da una malattia degenerativa, curabile solo con un trapianto di cellule staminali. Tra i possibili donatori emerge un profilo con una compatibilità elevatissima, ma sembra essere sparito nel nulla. Risultano solo un nome, un cognome e un vecchio indirizzo. Per Emma comincia la «caccia»: esce dalla sua vita di sempre e si mette sulle tracce del suo donatore. E quando lo trova si convince che, per avere da lui la salvezza, deve studiarlo, conoscerlo, entrargli dentro, in una parola: somigliargli. Ed è così che inizia ad amare cibi che fino a quel momento l’avevano disgustata, a parlare una lingua che non conosceva, è così che riesce a tradurre la sua sofferenza in una scommessa di vita.