
Annamaria Rivera
Il volume inaugura la sezione “sessismo e razzismo” della collana “Citoyens”, edita in collaborazione con l'Associazione Crs e curata da Lea Melandri, Isabella Peretti, Ambra Pirri e Stefania Vulterini. Il rapporto di potere fra uomini e donne - questa la tesi da cui muove il libro - è il modello primario che ha fondato ogni sistema di opposizione, di dominio, di discriminazione, quindi è anche il prototipo di ogni forma di razzismo. In altri termini, la subordinazione delle donne è la matrice di ogni altra divisione fra noi e gli altri utilizzata a fini di dominio. Sessismo e razzismo interpretano la differenza come inferiorità e la trattano secondo modalità discriminanti. Sulla scia di alcuni studiosi (fra gli altri, T.W. Adorno, C. Lévi-Strauss, E. Morin) l'Autrice spiega come il sessismo e altre forme di dominazione, quali lo specismo e il razzismo, si basino sull'idea di una natura diversa che sancirebbe l'inferiorità degli “altri” (degli animali rispetto agli umani, delle donne rispetto agli uomini, di gruppi umani “altri” rispetto al “nostro”), e li predisporrebbe a essere dominati. Le donne poi, come i colonizzati, gli ebrei, gli stranieri e oggi gli “immigrati”, sono state e sono vittime di quel dispositivo che tende a negare all'altro ogni individualità, a dissolverlo in qualche entità collettiva (il sesso, la “razza”, l'etnia, la cultura di origine), a percepirlo e a rappresentarlo come totalità indistinta. Sessismo e razzismo oscillano fra la survisibilizzazione e l'invisibilizzazione dei corpi altrui: cioè fra il corpo raffigurato come minaccioso o, all'opposto, appropriabile, e il corpo adoperato e concepito come macchina da lavoro, come nei casi delle lavoratrici domestiche nonché dei/delle braccianti, spesso in condizioni servili o semi-schiavili.