
Giuseppe G. Belli
A cura di Laura Biancini, Giulia Boschi Mazio e Alda Spotti, in collaborazione con il Centro StudiGiuseppe Gioachino Belli si pubblicano i giornali di viaggio di Giuseppe Gioachino Belli, per glianni 1827-'28-'29.Una pubblicazione quanto mai opportuna non solo per arricchire i contorni della figura di unodei più grandi poeti italiani dell'ottocento, ma anche perché si inserisce felicemente in quella letteraturadi viaggi che gode attualmente particolare fortuna.Sono gli anni della crescita culturale del Belli. Il viaggio verso il nord coincide con l'arricchimentointellettuale e la rottura del soffocante ambiente della teocrazia romana. La vocazione fanciullesca,frustrata dal crollo della imminente e pregustata "vita da viaggiatore", assegnatagli dal padresu uno dei velieri della sua impresa marittima, era riscattata.Belli percorre le città nelle quali lo conducono i suoi viaggi con un'attenzione ed uno scrupoloaccuratissimi. La spesa minuziosa, l'incontro occasionale con sconosciuti, i singoli pasti fino alcaffè o alle bevande vengono registrati con scrupolosità e con l'uso differente dell'italiano o delfrancese, la lingua per eccellenza usata nella memoralistica.Belli correda il diario di piccoli disegni riguardanti oggetti e cose di cui ritiene necessario fermarel'immagine, come ad esempio la mongolfiera; qualcuno di essi poi è una vera e propria vedutapaesaggistica, come il passo del Furlo o la città di Spoleto.Il diario è inevitabilmente uno strumento irrinunciabile di conoscenza dell'Autore: i suoi gusti, lesue scelte, anche quelle culturali, i suoi stati d'animo trapelano dalle righe. E se Belli non è unromanziere, le esperienze registrate vengono tuttavia narrate con una freschezza e immediatezzada renderle a volte non solo interessanti , ma anche molto piacevoli.