Il mio nome è Sorciosecco

Sorciosecco con la sua combriccola – Gattabuia, Paperello e Nasone – frequenta il Bar Tabacchi e qui, dopo una piccola carriera di scippi, viene convinto da Rana a unirsi alla sua banda criminale che imperversa, insieme ad altre bande, a Roma. Di professione scippi, pizzo, ma soprattutto rapine ai danni di uffici postali, gioiellerie e via dicendo. Ma la combriccola è alquanto scombinata e molti colpi finiscono nel nulla. Nasone si fa perfino arrestare per la sua scelta poco lungimirante di sparare in aria come segnale per i compagni. Il quartetto – che si allarga ad altri personaggi tutti molto caratteristici – ha passioni particolari: a Gattabuia piace il cinema, a Nasone piacciono i cowboy, mentre Sorciosecco ama la lettura, la musica e soprattutto colorare (avvalendosi di un pennello che tiene in bocca perché non ha le mani) delle figurine che disegna lui stesso. I quattro hanno anche innamoramenti fugaci, che tendenzialmente non vanno in porto. La banda di Rana subisce varie riconfigurazioni per gli addii di alcuni componenti, come appunto Nasone che viene arrestato e Gattabuia che invece resta a fare da compagno di giochi/cameriere di un bambino ricco nella cui famiglia si era infiltrato per fare un colpo. Preso dalla malinconia ogni tanto Sorciosecco ripensa ai suoi compagni perduti, ma sa che c’è sempre un nuovo colpo da organizzare.