
Hans Carossa
Quando questa opera apparve per la prima volta, nel 1913, in pochi ne avvertirono l'importanza: fraquesti, però, lettori autorevoli come Hofmannsthal, Stefan George, Rilke. È, per usare una formuladi Bonaventura Tecchi, che a Carossa dedicò un lungo studio, l'opera dell'«idealismo eccessivo»,soccombente a contatto con i miserevoli casi della vita; ed è l'opera, per dirla con Traverso, del«primo contatto con la morte», che il protagonista arriva a sospirare "per sgravarsi dalleresponsabilità dell'esistenza, come una sorta di nirvana". Un'opera prima che resta, al tempo stesso,come una delle più perfette ed artisticamente risolte dello scrittore; un'opera di "straordinaria,sofferta modernità", come scriveva Italo Alighiero Chiusano. E se anche in quest'opera la tendenza autobiografica pare costringere la narrazionead una sorta di mancanza di invenzione, lamentata da alcuni critici, ci pare giusto replicare conquanto scriveva Stefan Zweig: "Non gli rimproverate questa povertà cretrice, perché Hans Carossafa, per così dire, della poesia per essenze".