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BALDINI+CASTOLDI

Giuditta e il Monsù

Costanza Diquattro

  • Genere: Narrativa moderna e contemporanea
  • Listino: € 16.00
  • Collana: Romanzi e racconti
  • Data Uscita: 30/09/2021
  • Pagine: 224
  • Lingua: Italiano
  • EAN: 9788893884518

Libro candidato da Franco Di Mare al Premio Strega 2022

Dopo Donnafugata, Costanza DiQuattro invita a sfogliare un nuovo album di famiglia, fatto di segreti inconfessabili, redenzioni agrodolci, e tanta, infinita dolcezza.

Ibla, 1884. A Palazzo Chiaramonte, una notte di maggio porta con sé due nascite anziché una soltanto. Fortunato, abbandonato davanti al portone, e Giuditta, l'ultima fimmina di quattro sorelle. Figlia del marchese Romualdo, tutto silenzi, assenze e donne che non si contano più, e di sua moglie Ottavia, dall'aria patibolare e la flemma altera, è proprio lei a segnare l'inizio di questa storia. Lambendo cortili assolati e stanze in penombra, cucine vissute ed estati indolenti, ricette tramandate e passioni ostinate, il romanzo si spinge fin dove il secolo volge, quando i genitori invecchiano e le picciridde crescono. C'è chi va in sposa a un parente e chi a Gesù Cristo, ma c'è pure chi l'amore, di quello che soffia sui cuori giovani, lo troverà lì dov'è sempre stato: a casa. Dopo Donnafugata, Costanza DiQuattro invita a sfogliare un nuovo album di famiglia, fatto di segreti inconfessabili, redenzioni agrodolci, e tanta, infinita dolcezza.

Proposto da Franco Di Mare al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Giuditta e il monsù è un romanzo corale e introspettivo che racconta di un amore impossibile in una Sicilia bruciata dal caldo e dalle passioni. Decadenza e futuro si incontrano e scontrano nella verità di un libro tenero e crudele al contempo. È una fotografia non troppo ingiallita di una certa nobiltà siciliana, ancorata a rigide tradizioni e dilaniata da scomode verità. È una storia dentro la storia in cui l'amore diventa un pretesto capace di raccontare l'ineluttabilità del destino. Con una scrittura che sembra aderire più ad una sceneggiatura da nouvelle vague francese, tra Truffaut e Bunuel, Costanza DiQuattro usa la penna come se fosse una macchina da presa che sfonda le quinte teatrali e arriva, attraverso una potentissima vis teatrale, a fare vivere al lettore ambienti, odori, emozioni e sentimenti attraverso un linguaggio unico e singolare. C'è tutto dentro la scrittura di DiQuattro; c'è la musicalità di un dialetto arabo e greco, francese e spagnolo fatto di accenti forti e di lunghe distese, di dialoghi serrati e intime riflessioni in cui poesia e prosa sembrano confondersi e cedersi il passo continuamente. C'è il cinema dei campi larghi dei fratelli Taviani e quello della folla perfettamente sincronizzata di Tornatore. C'è il teatro, tanto teatro, di quello popolare che unisce, in un'unica campata, Scarpetta e Pirandello. Un continuo susseguirsi di colpi di scena che la sapiente "drammaturgia" del romanzo rivela pagina dopo pagina fino a un finale inaspettato ed epico, degno di un epilogo da tragedia greca.»