
Marco Sangiorgi
Capire dunque perché alcuni giovani professori nel primo dopoguerra, chiamati ad insegnare nella scuola media comunale di un paese di provincia, sentano la necessità di costituire un «piccolo salotto letterario» (come lo definiscono loro stessi) è un’operazione culturale che non può essere considerata senza qualità e assume valore emblematico, anche se non si tratta del Caffé Greco, e il Corso Garibaldi non è Via Veneto.È un tema che tocca il nervo scoperto «del fare cultura in provincia» […] a Cesenatico, paese turistico e certamente atipico che si assopisce e risveglia con cadenze stagionali, a cui ben si adattano le parole di Arfelli in una delle sue ultime interviste: «Strana città Cesenatico! Sembra abulica e arrotolata nell’apatia. Poi d’improvviso e per caso, si viene a sapere che c’è un tale che scrive con successo, che esiste un gruppo di giovani letterati, che qualcuno compone poesie dialettali, che ci sono pittori assai validi e musicisti di vaglia... strana città la nostra».