
Adam Smith
L'interpretazione corrente del pensiero di Adam Smith afferma che ne L”a ricchezza delle nazioni” si mostra un mercato capace di autoregolarsi mediante la composizione involontaria degli egoismi individuali. Questa interpretazione, divenuta ovvia nella vulgata neoliberista, si manifesta esplicitamente nella traduzione italiana della parola “self-love”, resa in genere con il termine «egoismo". Ma l'attenzione che Smith dedica al significato di tale parola nella sua “Teoria dei sentimenti morali” consente di rileggere l'opera di Smith sotto una luce diversa. Questo volume offre finalmente la possibilità di confrontare i brani essenziali delle due opere, mostrando quanto esse siano in dialogo tra loro, ben più di quanto non si sia finora mostrato. L'idea essenziale che anima entrambe le opere del grande economista è che l'«amor di sé» non è necessariamente un vizio, ma può consistere nella moderata ricerca della cura di sé, che sorge socialmente ed è guidata dall'auto-approvazione e dal senso di dignità. Essa, infatti, trae senso dalla teoria del giudizio esposta da Smith, secondo cui l'essere lodabile o amabile è ben più significativo per un uomo che l'essere ingiustamente lodato o indegnamente amato. Da queste pagine si evince insomma l'idea di un uomo necessariamente sociale, e non di un individuo anti-sociale, egoista o sociale solo involontariamente. Appare così chiaro che per Smith l'origine della società umana non sta nell'interesse egoistico di individui originariamente isolati, ma in quella facoltà di parola che sola permette lo scambio e che sorge dall'essere l'uomo, fin dalle sue origini, parte inestricabile di una comunità umana.