Come fuoco nell'arca

L’universale archetipo della genitrice “icona della vita oltre la vita” nelle poesie che costituiscono la silloge Come fuoco nell’arca si incarna nel legame profondo che unisce una madre e una figlia senza limiti di spazio e di tempo. Il dialogo silenzioso tra due esseri, “canto alternato nell’ecloga del quotidiano”, può sembrare spezzato dalla morte, che in effetti segna una separazione lacerante, senza ritorno, tale da “spaiare le carte” su cui si era fondata in passato l’esistenza. Termine spartiacque è la fatidica data del 4 febbraio 2011, quando la Morte “da tempo pronta sulla soglia” vince la sua partita e “sul grano dorato dell’amore scende la foschia dell’invisibile”. La poesia si sofferma amaramente sul tema del dolore dell’assenza; l’immagine della “sedia vuota” rimanda continuamente all’Erebo, il “regno d’ombre” contro cui urta e sembra vanificarsi ogni certezza. (dalla Prefazione di Enza Domina).