
Vittoria Franco
Noi ragazze di oggi abbiamo una grande possibilità di scelta e di decisione sulla nostra vita, sciolte come siamo dall’obbligo di un figlio, di curare la famiglia, di farci mantenere da un uomo. Ma la nostra libertà per ora è tutta in negativo: si può scegliere di “non” fare figli, di “non” stare in casa; ma la parte creativa della libertà, quella dobbiamo ancora inventarcela". Ecco una delle tante giovani voci con cui Vittoria Franco dialoga in queste pagine. Per loro stila un promemoria delle libertà femminili conquistate dalla sua generazione, ma l’intento è tutto rivolto al presente e al futuro di chi a quelle lotte non ha partecipato: ricordare che la libertà e i diritti delle donne non sono acquisiti una volta per tutte e che l’impossibilità di praticarli fino in fondo li rende lettera morta fino a farli scomparire. Sapere che prima del 1974 in Italia non era possibile divorziare, che prima del 1978 l’aborto era illegale; che fino al 1975, la donna era sotto tutela del padre, del fratello o del marito e non aveva neanche diritto all’eredità; che prima del 1995 la violenza sessuale era un delitto contro la morale e non contro la persona, serve come monito a non tornare a una concezione proprietaria della donna e a contrastare i tentativi di ricacciarla nei ruoli tradizionali e consueti. È vero, oggi le ragazze occupano la scena pubblica, ma è solo quella delle immagini televisive e l’unica libertà è quella di apparire e di mercificare il proprio corpo. Ecco, dunque, un promemoria dei tanti passi che le donne hanno fatto, ma soprattutto dei tanti ancora da fare, quelli decisivi per una reale parità e una cooperazione con gli uomini nella costruzione di una democrazia effettiva.