
Jacques Derrida
Questo libro costituisce la terza principale tappa della lettura derridiana dell’opera di Lévinas. Sviluppatosi lungo un arco di tempo oltre trent’anni, il confronto di Derrida con il pensiero lévinassiano ha avuto un suo primo momento di sintesi nel 1964 con la pubblicazione dell’importante saggio “Violence et métaphysique”, è proseguito nel 1980 con la pubblicazione dell’articolo “En ce moment même me voici”, giungendo così nel 1997 ai due contributi raccolti in questo volume. Queste tre date - che separano intervalli di anni quasi simmetrici, durante i quali il rinvio di Derrida al pensiero lévinassiano è stato costante e sempre più profondo - ritmano un confronto intellettuale tra i più fecondi nel panorama filosofico contemporaneo. Attraverso una lettura di “Totalità e infinito” e della tematica dell’ospitalità in esso trattata, tutto il testo di Derrida si muove attorno a questa affermazione di Lévinas: «Essa [l’intenzionalità, la coscienza] è attenzione alla parola o accoglienza del volto, ospitalità e non tematizzazione» “Addio” ripercorre e si lascia interrogare da alcune questioni di fondo che l’opera lévinassiana ha posto alla filosofia: il rapporto etica-diritto, la nozione di giustizia, la figura del terzo, il tema della responsabilità etica e della decisione politica, il nesso ospitalità/femminilità, la nozione di volto, ecc. Fedele e ammirata, e proprio per questo serrata e a volte severa, la lettura di Derrida qui proposta muove da un giudizio che non avrebbe potuto essere più solenne: «Qui non posso e neppure vorrei tentare di misurare qualche parola sull’opera di Emmanuel Lévinas. Non se ne vedono nemmeno più i confini tanto è ampia (...) Si può prevedere con certezza che secoli di letture vi si dedicheranno. (…) si potrà certo dire che il risuonare di questo pensiero ha cambiato il corso della riflessione filosofica del nostro tempo, e della riflessione sulla filosofia (...)».