In sala con il diritto

“I saggi presentati in questo libro – che interrogano gli intrecci, impenetrabili e sfuggenti, tra il diritto e il cinema, il teatro, la letteratura – si raccolgono intorno all’idea del carattere di formatività dell’intera esperienza e operosità umana. La forma che, in ambito giuridico, è fattispecie, species facti, immagine del fatto – regola reiterabile nel tempo e nello spazio, portatrice di una costanza di significati e, dunque, in grado di tenere insieme un sistema di vita collettiva – assume altro e diverso rilievo, che investe, in senso complessivo, ciascuna attività dell’uomo. Tutta la vita umana è produzione di forme. Ogni operazione dell’uomo – nel campo della morale, nel puro pensiero, nell’opera d’arte – è figurativa nel senso che implica sempre anche un formare: un ‘fare che, mentre fa, inventa il modo di fare.’ Emerge, in questo inventare, nel fare, il modo di fare, l’intrinseca artisticità di ogni operazione umana. In questo scenario – dove il concetto di forma è sottratto alle dispute sulle relazioni forma-contenuto e forma- materia – le costruzioni teoriche, un dipinto, una poesia, le iniziative quotidiane, le istituzioni civili e, aggiungiamo, un’opera cinematografica o teatrale, un romanzo, un testo di sapere giuridico stanno sullo stesso piano: equivalgono quali forme prodotte e inventate dall’operare umano. Si affaccia l’idea, nell’itinerario proposto in questo libro, che il metodo interdisciplinare, nella ricerca di una unità di fondo tra le discipline, rifletta ed esprima il bisogno del ritorno ad un punto d’origine, in cui si trovano avviluppate le radici dell’attività formante. È quel luogo, implicito e prescientifico, dal quale tutte le tecniche, le conoscenze, le pratiche dell’uomo scaturiscono, propagandosi in più direzioni.” (Francesco Gambino)