Michelina Eremita
Un legame di fili sottili e resistenti unisce le due menti, quella dello scrittore Italo Calvino (1923-1885) e quella dello scultore Fausto Melotti (1901-1986), affini per intento e per manifestazione. Ciò che li accomuna è certamente la leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità e la coerenza, parole scelte da Calvino per definire gli argomenti e i concetti delle lezioni che lo avrebbero dovuto impegnare ad Harvard. Parole che potrebbero, in realtà, anche definire e riassumere il lavoro di Melotti. Ambedue dotati, in maniera formidabile, della capacità di vivere lo spazio dell’ineffabile con una tale dimestichezza da renderlo, con un’acrobazia da funambolo, domestico e intellegibile.