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L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

Walter Benjamin

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica

Quando eravamo giovani e intelligenti e leggevamo libri molto intelligenti queste poche pagine furono tra le più rivelatorie e illuminanti che potessimo leggere e apprezzare. Qui Walter Benjamin, di slancio, va ben oltre Francoforte, oltre la critica della cultura di massa, oltre le ubbie del suo amico e mentore Adorno. Prende atto che le masse sono ormai protagoniste, che la cultura per loro non può che essere industriale, si chiami fotografia, cinematografo (ah, le pagine sugli attori e la recitazione per il cinema!) o radio, per la quale scriverà indimenticabili radiodrammi. L’aura non c’è più e non sembra che a Benjamin manchi granché. Ma tutto questo non implica nessuna resa: “se il fascismo persegue l’estetizzazione della politica, noi risponderemo con la politicizzazione dell’arte”! Wow!

Signori, Donzelli riporta in libreria L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. E siccome, sarà stato un libello dalla smilza foliazione ma denso da non credersi, Benjamin, mai contento, tra l’autunno del 1935 e l’estate del ’36 ne realizzò cinque diverse stesure. E i curatori Fabrizio Desideri e Marina Montanelli le ripropongono tutte quante in questa nuova edizione integrale.